Alla fine la scienza potrebbe risolvere pacificamente la competizione politica serrata per l’Einstein Telescope tra Italia e Olanda, e adottare una soluzione win-win in cui tutti ne escono vincitori e contenti. L’ipotesi che sta prendendo piede è infatti quella di realizzare non un solo interferometro – il grande rivelatore di onde gravitazionali – ma due, nei siti candidati oggi in gara, a Lula e vicino a Maastricht.

Le ipotesi

«La prima idea era quella di costruire un triangolo, ma è degli anni Duemila, in un momento in cui si pensava a un’unica infrastruttura del genere sulla terra, che facesse tutto. In seguito, con osservazioni e esperimenti anche sul funzionamento degli attuali rivelatori Ligo e Virgo, si è fatta strada l’alternativa di due strumenti a L», spiega Alessandro Cardini, direttore dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare sezione di Cagliari, a capo del team di ricercatori dell’Isola impegnati nella caratterizzazione di Sos Enattos come luogo ideale.

Insomma, ora il gruppo internazionale di esperti che studia e gestisce il mega progetto, dopo una dettagliata analisi ha deciso di considerare una doppia configurazione, cioè, appunto, due interferometri a forma di L con bracci di 15 chilometri, a mille chilometri di distanza l’uno dall’altro, uno in Barbagia l’altro nel Limburgo.

«Abbiamo constatato che farne due sarebbe sostanzialmente meglio da un punto di vista scientifico, ed è questo ovviamente l’obiettivo, realizzare l’opera migliore possibile per la ricerca e gli studi in materia», prosegue Cardini, «poi, certo, sotto un altro aspetto si offrirebbe anche una soluzione a questa “disputa”, perché entrambi i governi hanno investito fondi e fatto una promessa alle comunità, che ci tengono moltissimo a ospitare l’Einstein Telescope».

Gli esperti

Della questione si è parlato in un recente articolo pubblicato su “Nature”. Per Marica Branchesi, astronoma del Gran Sasso Science Institute, «due rivelatori a forma di L sarebbero in grado di osservare da due a tre volte il numero di eventi che vedrebbe il triangolo, e questa configurazione consentirebbe anche di localizzare meglio la sorgente di ogni onda gravitazionale nel cielo, fondamentale per puntare i telescopi ottici nella giusta direzione e osservare la luce emessa dalle stelle di neutroni durante la fusione».

Riguardo ai costi, secondo il fisico co-direttore dell'organizzazione ET Fernando Ferroni, «sarebbero più o meno uguali nelle due configurazioni, e sicuramente il governo italiano e la Regione Sardegna, che hanno stanziato circa 1 miliardo di euro, non ritirerebbero il loro sostegno se l'Italia finisse per ospitare solo uno dei due rivelatori».

I tempi

Quando si deciderà? «Per avere tutti gli elementi è necessario che lo studio di pre-fattibilità – che sta facendo la cordata di imprese Rocksoil – sia completato», dice Alessandro Cardini, «tutti gli input li avremo tra la metà e la fine del 2025. Poi, la decisione finale sarà adottata dal Board of Government dell’Einstein Telescope. In un caso o nell’altro, tutto quello che è stato fatto finora in Sardegna e immaginato a contorno dell’opera, resta invariato. La qualità del nostro sito, per realizzare il rivelatore (sia a triangolo che a L) è eccezionale».

Cristina Cossu

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