Due ordinanze e un decreto in poche ore. Il Tar della Sardegna, allineandosi a una recente decisione del Consiglio di Stato, ha deciso che devono essere abbattuti i bovini che fanno parte di mandrie considerate focolaio di dermatite nodulare contagiosa. Anche se risultano sani o sono vaccinati: vanno uccisi. 

L’abbattimento è fissato per domani, 4 settembre, nell’azienda di Luigi Manca, che aveva provato a impugnare la decisione della Asl di Nuoro emessa il 2 agosto. Per il presidente della prima sezione del Tar «deve ritenersi preminente l’interesse fondamentale, di livello costituzionale ed euro-unitario, sotteso alle iniziative della autorità sanitaria competente rivolte ad assicurare la eradicazione immediata della dermatite nodulare contagiosa dei bovini e a dare tutela alla salute animale complessivamente considerate, in modo tale da scongiurare il rischio che si addivenga a una diffusione ulteriore dei focolai virali in altri contesti e in maniera tale da assicurare l’estinzione dei focolai attivi». Abbattere per limitare ulteriormente la diffusione del morbo: questa la tesi a cui ha aderito il tribunale amministrativo. Secondo il decreto «deve tenersi conto esclusivamente del bene della salute pubblica – anche animale e in chiave zooprofilattica con riguardo agli allevamenti ancora non interessati dalla diffusione della patologia - in contrapposizione all’interesse economico-produttivo della Società agricola appellante». Che, viene sottolineato, sarà comunque destinataria di indennizzi. 

Il ritornello è lo stesso per Antonio Manca: «Le particolari modalità di contrazione e contagio, unitamente alle tempistiche di incubazione della malattia, non consentono di dare per scongiurato il rischio che, in assenza dell’immediata adozione delle misure disposte dall’autorità amministrativa, si addivenga ad un’ulteriore diffusione dei focolai virali», si legge nell’ordinanza. E non conta se i capi da abbattere appartengono alla razza sardo-bruna o limousine, che gli avvocati hanno dichiarato «a rischio estinzione». E, come sottolineato dal Consiglio di Stato, «l'abbattimento si prospetta quale unica efficace azione idonea a scongiurare il diffondersi della malattia, atteso che il suo propagarsi arrecherebbe pesanti ricadute sull’economia regionale e nazionale e che, pertanto, si impone “un’applicazione rigorosa delle misure di controllo previste dal Regolamento unionale, anche con riguardo alle tempistiche». 

Con le stesse motivazioni è stata respinta anche l’istanza delle aziende Società Agricola Su Turciu e Boloriga di Orune: nessuna deroga, si deve procedere con gli abbattimenti. 

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