È un patrimonio sconfinato conteso tra Stato e Regione, che ogni giorno però perde pezzi sbriciolato dal tempo che passa e dalle intemperie. Centinaia di immobili e aree sparsi tra l’entroterra più impervio dell’Isola e le coste mozzafiato: semplici magazzini, ex caserme, stazioni antincendio dismesse, fari abbandonati e sontuose ville disabitate. Milioni di metri cubi offerti in gestione negli ultimi anni a potenziali investitori privati ma rimasti ancora senza un futuro.

Tuttavia, gli ultimi cinque gioielli messi in vetrina dal Demanio in questi giorni nel nord Sardegna hanno fatto scoppiare un polverone e l’ennesimo braccio di ferro tra il Governo e la Giunta regionale, perché se c’è qualcuno che deve avere una priorità nella gestione di un tesoro edilizio tanto prezioso quanto trascurato quello, dicono da viale Trento, deve essere proprio la Regione in virtù della sua specialità statutaria.

L’elenco dei beni dello Stato presenti in Sardegna è sconfinato: 1.399 proprietà, pochissime delle quali (meno del 15%) disponibili alla concessione e quindi potenzialmente pronte a trovare un proprietario, pubblico o privato che sia. Ed è qui che evidentemente un muro di burocrazia separa i sogni dalla realtà.

Tutti i dettagli nell’articolo di Luca Mascia su L’Unione Sarda oggi in edicola, anche nell’edizione online.

© Riproduzione riservata