Dal telefonino e dal computer di Valerio De Giorgi secondo il giudice ci sono oltre ai gravi indizi di colpevolezza anche “un elevato pericolo di commissione dei delitti della stessa specie". Per il consigliere regionale sono scattati gli arresti domiciliari, per il pericolo di reiterazione del reato, come disposto dal gip del tribunale di Cagliari, Giorgio Altieri, secondo il quale le condotte di De Giorgi fanno emergere “un uso assolutamente spregiudicato della funzione pubblica ricoperta, per la verità già dalla campagna elettorale". Avrebbe infatti approfittato della sua posizione di presidente della commissione Bilancio per cercare di accaparrarsi fondi pubblici.

Sul provvedimento compaiono anche informazioni relative all’inchiesta seguita dal sostituto procuratore Giangiacomo Pilia e dagli uomini del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Cagliari, che ha condotto ai domiciliari anche il collaboratore di De Giorgi, Marco Pili, e il costruttore di Quartucciu, Corrado Deiana.

I filoni d’indagine sono tre. Il primo è il voto di scambio: vicenda nata proprio da una denuncia del consigliere regionale contro un utente di Facebook che, una volta sentito, ha ammesso che il politico, durante la campagna elettorale, avrebbe promesso un posto di lavoro a lui e al fratello. Da quel procedimento, una volta sequestrato il telefonino, è scattata l'ipotesi di tentata truffa e quella di corruzione: nei messaggi Whatsapp scambiati tra De Giorgi e Pili è emerso il tentativo di accaparrarsi finanziamenti regionali destinati alla Pro Loco Città di Cagliari, di cui facevano parte dei presunti prestanome del consigliere regionale, tra i quali la presidente, sorella dell'ex moglie.

E tra i finanziamenti che De Giorgi avrebbe cercato di far assegnare all'associazione anche uno da 650mila euro per un progetto sperimentale di promozione storica, artistica e culturale del capoluogo.

Sempre dall'esame del cellulare arriva la pista della corruzione, legata a un emendamento sul Piano casa presentato dall'esponente della maggioranza di centrodestra, ma secondo l'accusa scritto dal costruttore Corrado Deiana. Grazie a quell'emendamento - stando al consulente della Procura - si è potuto variare il limite di altezza degli edifici, passando da tre a quattro piani. Approvato il provvedimento, la società dell'imprenditore avrebbe sottoscritto un contratto di acquisto con la permuta di un fabbricato del valore di 240mila euro con la moglie e la cognata di De Giorgi. Demolito l'immobile, l'impresa avrebbe dovuto costruire 12 appartamenti, 4 dei quali per la famiglia del consigliere.

Per il giudice, la differenza di valore del terreno e quello dei quattro appartamenti è il prezzo della corruzione.

De Giorgi è difeso dall'avvocato Massimiliano Ravenna, Pili è assistito da Renato Chiesa e Pier Andrea Setzu.

(Unioneonline/s.s.)

© Riproduzione riservata