I tifosi della compagnia di bandiera, quella che da sempre isola a caro prezzo la Sardegna e i sardi, si rivolteranno. Guai parlare di “rattoppo” sull’aereo che collega Cagliari con la Capitale. Per i saputelli dell’aria è un rammendo dei cieli, una passata di “speed tape”, un nastro adesivo da usare, raramente e solo per eseguire piccole riparazioni (da autorizzare) su aeromobili e auto da corsa. Le rassicurazioni di Stato non mancheranno: tutto in sicurezza, norme rispettate, rattoppo regolare. La realtà, però, è lì, davanti agli occhi dei passeggeri del volo Az 1588, quello che collega alle 7.20 del mattino Cagliari con Roma. L’alba è quella del 2 agosto. Lo “stress” aereo da tempo tiene sotto sequestro sardi e non solo. La giustificazione sottovoce è sempre la stessa: non abbiamo aerei a sufficienza per soddisfare le richieste della continuità territoriale. Le promesse statali e regionali di pronto intervento per limitare i disagi hanno avuto l’effetto del niente. La palla è stata gettata lontano: se ne riparlerà per la prossima continuità territoriale. Per adesso bisogna subire, in silenzio.

Born 2021, l’illusione

Il dominus, nei palazzi sardi e romani, è da sempre circoscritto nello strapotere della compagnia ancora di Stato, la figlia in provetta dell’Alitalia. La neonata Ita si era presentata con uno slogan da reparto ostetrico: “Nata nel 2021”. In effetti, sul piano formale, avevano ragione. Nelle carte bollate e societarie avevano apposto il sigillo a quello che doveva essere l’anno dell’avvento. In pratica, però, sotto sotto, si trattava di una vera e propria resurrezione assistita. Il “claim”, come i pubblicitari chiamano il “lancio” di un prodotto, era stato stampato a suon di vernice e scritte su un Airbus 320/216, nome in codice aeronautico EI-EIB. La livrea toglieva gli occhi anche ai fenicotteri rosa che si stagliano sulla rotta di Santa Gilla. Una scritta ciclopica per salutare il nuovo nato. L’aeromobile, però, era tutto fuorché appena uscito dai cantieri della famiglia Airbus. Pennelli e designer lo avevano ringiovanito di non poco con quel “2021” impresso a caratteri cubitali su quei 37 metri di lunghezza. L’illusione di quell’anno impresso di rosso sull’aereo inaugurale è durata poco. Giusto il tempo di una valanga di perdite, oltre 500 milioni di euro nel solo 2022. Una sorta di disastro, capace di ricalcare in tutto e per tutto le gesta della matrigna Alitalia. Un risultato in netta controtendenza con gran parte delle major europee, da Luftansa a Tap, che hanno segnato utili e ripresa economica. Figuriamoci quando i viandanti provenienti da Cagliari sono sbarcati nell’aeroporto della Capitale.

“Nascosto” a Ostia

Un passeggero, romano de Roma, non glielo ha mandato a dire: ancora un po’ ci facevate scendere a Ostia. Il riferimento è tutto per il parcheggio dell’aeromobile, “ormeggiato” all’estrema periferia dello scalo romano, a ridosso della rete di recinzione, lontano da occhi indiscreti. Ne avevano ben donde di proteggerlo quell’aereo, di tenerlo a debita distanza dai finger, da quelle passerelle telescopiche, che espongono livree e ritardi alla platea degli astanti affacciati sulle grandi vetrate. L’illusione di aver viaggiato su un aereo della new generation si squarcia in mille pezzi quando il pullman di soccorso arriva sino alla fine dell’aeroporto per prelevare i sardi e non solo di quel volo. Il posizionamento è una distrazione che in un attimo cancella quella scritta tanto grande quanto surreale. Le porte d’accesso sul mezzo restano aperte ad oltranza sino a quando una giovane coppia con prole non ha recuperato un passeggino disperso nella stiva dell’Airbus. Il tempo d’attesa è interminabile per chi avrebbe in tutti i modi voluto evitare il misfatto. Quando i fotogrammi cominciano ad imprimersi sui cellulari di ultima generazione è troppo tardi per raccogliere la raccomandazione di non fotografare l’aereo. I teleobiettivi telefonici, però, erano ormai già tutti rivolti a quel “rattoppo” gigante, quasi un metro quadro di “rammendo” a colpi di scotch, attaccato su quel gigante con la stessa “perizia” riservata ad un’apixedda. Non vi è un solo lato di quel “quadro” d’alluminio incollato su quell’aereo che possa far percepire un buon lavoro da carrozziere. Tutti quei soldi spesi per promuovere la nuova compagnia dissolti come neve al sole sull’incedere di quelle fotografie che immortalano l’esatto contrario delle rassicurazioni dei “sapienti” tifosi del pozzo aereo senza fondo. Certo, gli aeronautici si sperticano a raccontare che quello non è scotch ma “speed tape”, una vera e propria forza dei cieli, pronto a sopportare qualsiasi intemperia. Peccato che, come mostrano in maniera evidente, chiara e senza appello, le immagini che pubblichiamo, proprio quel “fortissimo” nastro adesivo si stesse staccando sul lembo superiore sinistro. Nascondere l’evidenza sarebbe non solo poco credibile, ma anche ingiustificabile. Si tratta di un fatto grave, che nessuno potrà derubricare ad un fatto ordinario, anche perché la superficie di quel “rattoppo” nasconde palesemente dei rilievi che lasciano comprendere che il “ritocco” non sia un episodio irrilevante. Lo dicono anche i più accaniti difensori della neonata compagnia: quel nastro si usa per urgenti, limitati periodi di tempo, forse per un volo di corto raggio, poi, in teoria, si dovrebbe procedere senza perdere tempo alla riparazione. Riparazione che non c’è stata, costringendo ad utilizzare quell’aeromobile su una tratta di continuità territoriale, ovvero un servizio pubblico, senza alternative. Per andare a Roma o a Milano dalla Sardegna quelli sono i voli, quelli sono gli aerei: pochi e tutti in regime di monopolio. Impossibile conoscere la ragione di quel “rattoppo” che tanto fa indignare i tifosi della compagnia di Stato.

Soldi e sicurezza

Impraticabile, per adesso, la verifica se quel “rammendo” è già sotto la lente dell’Agenzia per la Sicurezza del Volo, visto che quell’aereo non è un Airbus senza peccato. Il «Report aviation safety» di cui siamo in possesso racconta di un incidente gravissimo, occorso nel 2013, proprio all’Airbus 320/216, con il codice EI-EIB, lo stesso che oggi ha volato con tanto di “toppa” adesiva. Saranno gli organi competenti a valutare se le condizioni di sicurezza di quel “incollaggio volante” fossero adeguate , non è compito né nostro né dei tifosi. Un fatto è certo, però, se il percepito collettivo nega la “serenità” del volo non si può far finta di niente. E ogni cittadino ha il dovere di segnalare e denunciare responsabilmente ogni minimo “potenziale” pericolo. Non si tratta di uno “stucco adesivo” di un mezzo terrestre, ma di un aeromobile che vola a 12.000 metri d’altezza a 980 km all’ora. Tutti hanno il diritto di volare su aerei in piena e totale efficienza, sempre, ancor di più quando si pretende di far pagare una tratta di continuità territoriale da e per la Sardegna come quella per New York. Ultimo dettaglio: la continuità territoriale è pagata dai sardi. Nel calcolo dei soldi “regalati” alle compagnie è previsto l’ammortamento di aerei nuovi, peccato, però, che siano “rattoppati”.

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