Un vero e proprio “import-export” di droga lungo la tratta Olbia-Civitavecchia che, dagli ultimi mesi dello scorso anno, sta sempre più prendendo piede

Un’attività su cui sono puntati i fari della Guardia di Finanza del Gruppo di Civitavecchia, e incentivata da intere distese riconvertite nell’Isola, complice un clima scoperto ideale, in terreni su cui coltivare la marijuana che fanno gola ai narcos capitolini.

L’ultimo grosso carico intercettato risale al mese di febbraio, con sessanta chili di marijuana scovati a bordo di un furgone appena sbarcato: stipati in un doppiofondo e scovati grazie al fiuto del cane “Losna” c’erano i pacchetti di cellophane con lo stupefacente dentro sottovuoto.

Dopo le rotte “classiche” da Sudamerica, Spagna e Nordafrica per l’hashish, ora dunque c’è la marijuana che arriva dalla Sardegna. Tanto che per indagare sul fenomeno, come riporta il quotidiano “Il Messaggero”, i finanzieri hanno “dirottato” sul fenomeno parte della neo speciale Squadra Analisi.

Secondo gli investigatori l’erba sarda si starebbe dimostrando una valida alternativa a quella di provenienza africana e soprattutto albanese, da cui alcuni clan, negli ultimi anni, erano divenuti dipendenti. Non da ultimo, l’ipotesi è che i narco-coltivatori sardi si siano messi a disposizione dei clan romani in cambio di coca. Tra le carte di inchiesta spuntano contatti tra consumatori sardi e i clan di Primavalle. Seppur, al momento, i collegamenti per la marijuana sarda a Roma siano ancora da chiarire.

A fine 2021 era già arrivato il primo campanello d’allarme: un terzo dei sequestri per droga effettuati in Italia è avvenuto in Sardegna

(Unioneonline/v.l.)

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