Una rivolta non solo della Sardegna, ma di tutte le 7 Regioni in cui sono stati individuati i siti idonei per il Deposito nazionale delle scorie nucleari (Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna).

Insorti anche i comuni, con il sostegno prevedibile di Matteo Salvini e di altri leader nazionali come il ministro Speranza, lucano.

"Atto di arroganza", ha tuonato Solinas. "Ci opporremo con tutte le forze", il lucano Bardi, "Regione indisponibile", ha detto l'assessore del Lazio Valeriani. "Ferma e netta contrarietà" del governatore pugliese Emiliano, "Contraddittorio mettere le scorie in zone patrimonio Unesco", osserva il toscano Giani mentre l'assessore siciliano Totò Cordaro chiede un "pieno confronto tra governo nazionale, governo regionale e comunità locali".

"La Cnapi è un atto che il Paese aspettava da tempo", rivendica il ministro dell'Ambiente Sergio Costa. "Da troppi anni i rifiuti radioattivi sono stipati in siti provvisori. Pensiamo a tac, risonanze magnetiche o medicina nucleare, tutti rifiuti che vanno messi in sicurezza. Oggi parte uno storico percorso, non è tempo di polemiche".

IL PROGRAMMA - L'Italia in effetti da anni deve dotarsi di un sito nazionale per le scorie nucleari provenienti dalle centrali dimesse e dalle attività mediche e industriali. Lo prescrivono le norme europee, l'Ue ha già aperto una procedura d'infrazione e rischiamo una multa.

Dopo anni di valutazioni, rimpalli e rinvii, ieri i ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico hanno autorizzato la Sogin (la società pubblica che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari) a pubblicare la sua carta dei 67 siti idonei, la Cnapi. I siti sono 8 in Piemonte, 2 in Toscana, 22 in

Lazio, 1 in Puglia, 12 in Basilicata, 4 fra Puglia e Basilicata, 4 in Sicilia e 14 in Sardegna.

La pubblicazione della Carta dei siti idonei è solo l'inizio di un processo lungo e complesso per arrivare al deposito. Dopo la presentazione della carta, sarà organizzato un seminario nazionale con enti locali e soggetti interessati. Sulla base di quanto uscito dal dibattito, la Sogin preparerà una nuova carta dei siti, che verrà di nuovo valutata e approvata dai Ministeri.

A quel punto i Comuni potranno presentare le loro candidature (se ce ne saranno) e il governo dovrà fare la scelta finale.

La Sogin prevede 4 anni di cantieri per realizzare il deposito. Per 40 anni riceverà fino a 78.000 metri cubi di

rifiuti a bassa radioattività e 17.000 ad alta radioattività. L'investimento sarà di 900 milioni di euro, con 4.000 occupati per 4 anni nel cantiere e un migliaio poi nella gestione. Sono previsti dalla legge benefici economici per i Comuni interessati.

PERCHE' IN SARDEGNA NON CONVIENE - Al di là del fatto che nessuno vuole un deposito di scorie sotto casa (e non sarà facile convincere qualcuno del contrario) ci sono anche delle ragioni logistiche ed economiche che sconsiglierebbero la realizzazione del sito in Sardegna.

L'Isola ha dalla sua il basso rischio sismico, ma è allo stesso tempo una Regione a forte vocazione turistica.

E, soprattutto, è un'Isola, come hanno osservato anche i sottosegretari Todde e Calvisi. Non sarebbe dunque opportuno ubicare il deposito unico di scorie in Sardegna. I costi economici del trasporto sarebbero molto maggiori, per non parlare dei rischi ambientali.

(Unioneonline/L)
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