La fortuna ha bussato alla sua porta nel 2012: lei, oggi 68 anni, grazie a un "Turista per sempre" ha vinto 1,7 milioni di euro. I soldi però provocano reazioni inattese anche da parte di chi è ritenuto affidabile, così la rivelazione fatta al "figlio di una mia carissima amica, da sempre tra le persone più care", ha portato a un risultato ben diverso da quello atteso. Il giovane (36 anni), promettendo ottimi guadagni grazie a interessi elevati, aveva convinto la proprietaria a investire parte della somma nella banca per la quale lui lavorava (la filiale di via San Benedetto di "CheBanca!"), in realtà intascando in prima persona circa 60 mila euro grazie a un presunto raggiro da lui stesso organizzato.

LA DENUNCIA - Quanto accaduto è riassunto nella denuncia che la donna ha depositato in Procura il 24 luglio col suo avvocato Luca De Angelis. Si spiega che l'istituto di credito ha "convocato più volte" la correntista per "conciliare", ma ancora non sarebbe stata trovata l'intesa. Nel frattempo dall'ufficio stampa di Milano della banca fanno sapere che "la situazione è in divenire e sarà definita nelle prossime settimane. È in corso un provvedimento disciplinare nei confronti del dipendente", che sarebbe stato sospeso, e "CheBanca! è in contatto con i legali della cliente per definire i prossimi passi e approfondire i termini della situazione".

INVESTIMENTI - Nel resoconto della vittima la sequenza degli avvenimenti è precisa. La donna spiega di essere diventata correntista di CheBanca! nel 2009 su invito dell'amico di famiglia, che lì lavora. Nel 2012, vinta la somma, affida proprio a lui "la riscossione" e apre un conto alla Banca Intesa (solo lì poteva essere accreditato il denaro). Poi nel 2015 l'uomo le propone di investire 10 mila euro nel fondo "Family" di CheBanca!, "studiato principalmente per i dipendenti e i familiari dei dipendenti" di questo istituto e dunque "estremamente vantaggioso per l'ingente tasso di interesse sul capitale investito". Però l'investimento deve essere a nome del 36enne, perché la correntista non ha parenti nella banca. Lei accetta, vista la "fiducia totale" e "un'amicizia più che trentennale con la sua famiglia", e dà il via libera anche alla successiva proposta di versare altri 20 mila euro. Nel primo periodo ogni sei mesi sul conto arrivano importi asseritamente legati all'investimento. Ma nel 2017 cambia ogni cosa.

L'IMBROGLIO - La vittima nella denuncia spiega di aver capito tutto "quando ho verificato le operazioni eseguite sul mio conto a mia insaputa". Negli anni il 36enne le chiede "spesso" di fare investimenti, "a volte chiedendomi al telefono i codici per prelevamenti dal conto giustificandosi con la necessità di effettuare con immediatezza un certo investimento per non perdere occasioni di guadagno". Situazioni che si sarebbero ripetute più volte, con insistenti richieste di codici e Iban. Fino a quando, lo scorso 25 giugno, l'uomo le spiega di dover acquistare on line i biglietti per un viaggio e che i ticket, se acquistati da un cliente di Banca Intesa, sarebbero costati molto meno. Le chiede di usare il suo bancomat e lei, "con riluttanza", gli consegna carta e "codice di accesso". Dopo qualche ora riceve un sms dell'istituto che la avvisa del prelievo di 240 euro, la cifra di cui le ha parlato il 36enne. Dopo un po' però riceve un altro messaggio per un altro identico prelievo. Quindi un terzo, un quarto, un quinto. Sino a otto, l'ultimo quasi alle 2 del mattino. Il giovane non risponde al telefono, e la mattina seguente giustifica l'accaduto con la possibile clonazione del bancomat promettendo la restituzione di tutto l'importo "avendo lui stesso segnalato ogni cosa agli organi competenti".

CONTI SVUOTATI - Sul conto di Banca Intesa però non c'è più nulla. Allora la donna controlla quello di CheBanca! e scopre di non potervi accedere on line per la presenza, in passato, di "operazioni anomale". Nella filiale la direttrice le spiega che "da mesi a mia insaputa erano effettuate operazioni" quali emissione di assegni, prelievi e bonifici "in favore" del 36enne "e dei suoi familiari". Il saldo: "6,52 euro". E le previste segnalazioni con l'invio automatico di sms al telefono della correntista non erano partite perché il numero di riferimento era "quello personale" del dipendente. In sostanza, l'amico di famiglia "usava i codici di accesso da me fornitigli in buona fede per effettuare bonifici in proprio favore, prosciugando tutti i risparmi depositati sul mio conto". Subito dopo è stata depositata la denuncia.

Andrea Manunza

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