A Cagliari i passeggeri vengono accolti dai lavori in corso nella stazione di piazza Matteotti: all'esterno le impalcature nascondono la facciata, mentre dalle pareti sgarrupate della biglietteria penzolano fili elettrici avvolti col nastro isolante. Cantiere sospeso per Ferragosto: "Non lavora più nessuno da qualche giorno", dice il bigliettaio stringendo le spalle.

Benvenuti nelle ferrovie sarde: tabelloni spenti sui binari, treni lenti e vecchi di 35 anni, senza prese per ricaricare i cellulari e connessione wi-fi, che impiegano almeno tre ore e mezza per andare da un capo all'altro dell'Isola.

VERSO L'AEROPORTO - È quello che passa Trenitalia e - va detto - i viaggiatori non si lamentano più di tanto, anzi. Sul Minuetto delle 8.35 si fa fatica a trovare un posto a sedere. Partenza puntuale, aria condizionata accesa in tre scompartimenti su quattro. Pronti-via, direzione nord Sardegna, anche se tanti si fermano a Elmas: un euro e trenta per arrivare in aeroporto è un ottimo affare, pazienza se non ci sono tutti i comfort. Il Campidano scorre veloce, fuori dal finestrino i campi ingialliti dal sole sono intervallati dalla sagra del non-finito, eccellenza sarda mai in declino. In carrozza una turista romana tiene compagnia al resto della comitiva, raccontando al telefono le sue vacanze - dettagli amorosi compresi - appena terminate. Dopo San Gavino scompare il segnale 3G, addio pure alla radio. Tanto vale chiacchierare: "I sedili sono scomodi, è vero", ammette Michelangelo Sardo, fotografo di 48 anni diretto a Palau da un amico, "ma darei comunque un voto sufficiente al servizio. In Sardegna tendiamo sempre a lamentarci un po' troppo, invece le cose funzionano. Ho viaggiato estremamente peggio in Francia, d'estate senza aria condizionata. E poi noi abbiamo un paesaggio invidiabile, speriamo non lo deturpino. Solo quello vale il prezzo del biglietto".

LE TAPPE - In meno di un'ora si arriva a Oristano, velocità di punta 130 chilometri all'ora. Il Minuetto non è il Pendolino (che viaggia solo in certi orari), ma le prestazioni non sono molto diverse, fino a che i treni spagnoli entrati in servizio nel 2015 non verranno autorizzati a pendolare (ora la rete non lo consente). A mezzogiorno e due minuti si arriva a Olbia. La stazione non offre molto: l'unica attrazione è un plastico della ferrovia e delle pensiline, ma la stanza-museo è chiusa con tanto di catena e lucchetto. Per fortuna Corso Umberto è a due passi, negozi e bar sono aperti, sul lungomare c'è pure la ruota panoramica che offre una vista su Tavolara e buona parte della Gallura.

VAGONE D'ANNATA - All'una e trenta parte il treno per Sassari: la locomotiva Aln668 ha più di 35 anni, è arrivata in Sardegna nel 1983, quando nel resto d'Italia era già considerata vecchia. Una quindicina d'anni fa hanno installato l'aria condizionata, le prese per ricaricare i cellulari invece no. Lacuna colmata dalla capotreno, che in casi estremi - batteria morta - offre un ricovero nella cabina di pilotaggio. I cento chilometri che separano le due città del nord Sardegna vengono percorsi in poco meno di due ore. Fatta eccezione per le vibrazioni e il rombo del motore, il viaggio viene promosso dai turisti: "Per una distanza breve si può sopportare", racconta Elisabeth Steiner, in villeggiatura con la figlia, attesa ad Alghero da una coppia di amici. "I treni in Inghilterra non sono molto più nuovi, a parte quelli che collegano le città principali". Ma forse l'educazione e l'aria della vacanza non consentono di essere più maligni.

GAFFE ALL'ALTOPARLANTE - Arrivati in piazza della Stazione - alle 15.25 - tutte le serrande sassaresi nel raggio di 500 metri sono abbassate. Meglio aspettare sulla panchina vicino ai binari la partenza del treno diretto a Cagliari. Anche questa è una vecchia locomotiva, che fa il suo dovere fino a Chilivani. Dove si ripete il rito del cambio: giù dalla scaletta con i bagagli, si risale su un altro convoglio, questa volta con le prese elettriche per i telefonini e più nuovo. Ma non meno rumoroso: l'urlo del diesel nelle gallerie copre anche i pensieri. L'altoparlante anticipa ogni tappa: "Prossima fermata Màcomer", dice la voce metallica, sbagliando clamorosamente l'accento. In compenso, c'è il paesaggio: tra Bonorva e Abbasanta i finestrini incorniciano almeno quattro nuraghi, abbandonati come alcuni ovili che intermezzano il panorama. Prima del tramonto, ecco Cagliari. Alle 19.43, come previsto, nonostante uno stop di cinque minuti prima di Oristano. Puntualità svizzera: non è sempre così, soprattutto d'inverno quando le cabine sono piene di pendolari e studenti. Ma l'estate rende tutto più leggero. Anche i treni.
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