«Tamponi a tappeto? Francamente non penso sia un'operazione utile. Il tampone dà solo l'istantanea del momento, dice se una persona ha il coronavirus in quel preciso attimo, non è dunque uno strumento adeguato per un'indagine epidemiologica, a differenza dei test. Se un tampone risulta negativo, la persona potrebbe essere contagiata cinque minuti dopo. Detto questo, se il Governo vuole concretizzare questo piano noi ci adegueremo, ma ci deve dare le risorse per farlo». L'assessore alla Sanità Mario Nieddu interviene sul progetto di Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell'Università di Padova, che ipotizza di triplicare/quadruplicare il numero di test in Italia, cioè di salire a quota 300/400mila al giorno, per individuare quanti più asintomatici possibile.

La polemica

Nieddu ribatte anche alle accuse sollevate dall'assessore del Lazio Alessio D'Amato: «Dovrebbe finirla di sparlare del nostro sistema sanitario che, a differenza del loro, ha funzionato benissimo sulla prevenzione, dato che prima della riapertura nell'Isola i casi erano praticamente a zero. La compagnia di giro del virus romana ha portato il virus in Sardegna, ha seminato l'infezione in Costa Smeralda, questi giovani sono arrivati qui già positivi, senza rispetto per nessuno, sono andati a divertirsi e non hanno seguito le regole, poi hanno riportato il virus a casa loro. Dire che noi non abbiamo avvertito le autorità sanitarie laziali di questi casi è profondamente ingiusto, noi non potevamo sapere che questi ragazzi erano positivi, certo che altrimenti non li avremmo fatti entrare. Ci hanno avvertito loro perché loro hanno fatto i controlli al rientro, cosa che a noi non hanno consentito di fare all'ingresso. L'assessore D'Amato parla di dossier da presentare al ministero con le nostre mancanze? Dovrebbe stare attento, misurare le parole e rendersi conto delle fesserie che va dicendo. La denuncia sulla gravità di quello che è successo, sulle responsabilità di questa gente infetta che è venuta in Sardegna, la dovremmo fare noi. Abbiamo dimostrato di saper tracciare alla perfezione, vediamo adesso cosa riusciranno a fare loro».

I numeri

Tornando ai tamponi, attualmente nell'Isola se ne stanno facendo circa un migliaio al giorno, con punte fino a 1.700. I laboratori che processano i campioni sono nove: tre a Cagliari, due a Sassari, uno a Oristano, uno a Nuoro, uno a Lanusei, uno a Olbia. «Tra breve ci sarà anche Carbonia, e quando il Mater Olbia riprenderà regolarmente a lavorare, saranno in tutto undici», prosegue l'assessore. «Se dovesse servire saremmo in grado di incrementare il numero dei tamponi giornalieri, ma attendiamo che il Governo ci spieghi qual è eventualmente la ragione per triplicarli e modifichi le attuali norme. Farli tanto per farli, se non c'è una necessità, mi pare senza senso».

Intanto però, sul principio della liberalizzazione, la Regione sta predisponendo gli atti amministrativi per consentire di fare i tamponi anche ai laboratori privati. «Avevamo anche portato una proposta ufficiale alla Conferenza delle Regioni per chiedere l'ok al Governo, ma poi non se n'è fatto niente», ricorda Nieddu. «A noi continuano a metterci i paletti, poi vediamo invece che le Regioni si muovono e adottano le nostre indicazioni».

La Regione ha ordinato 10mila tamponi rapidi antigenici, come quelli che si stanno utilizzando in alcuni aeroporti, che danno il risultato in venti minuti. La prima fornitura sarà usata per testare il personale sanitario negli ospedali e i pazienti che arrivano nei pronto soccorso.

(cr. co.)

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