L’8 aprile sarà una data che Silvia Lecca non dimenticherà mai. Quel giorno sarà a Denver per sottoporsi all’intervento che potrebbe finalmente porre fine a quasi 25 anni di dolore ininterrotto. «Non posso descrivere la mia gioia nel sapere che ci sarà una fine alla mia immensa sofferenza. Grazie a voi, il sogno di una vita senza dolore si sta realizzando», racconta con emozione.

Silvia però ha bisogno ancora dell’aiuto di tutti. L’operazione costa 34.300 euro, ma con viaggio e spese di permanenza la cifra sale a 42 mila euro. Lei ha fatto di tutto per arrivare fino a qui, ma da sola non ce la fa. Così, per coprire i costi della trasferta e dell’intervento, ha lanciato una raccolta fondi “Una vita senza dolore” su GoFundMe: mancano ancora 7 mila euro, la macchina della solidarietà si è subito attivata, ora un ulteriore piccolo gesto può aiutarla a raggiungere l’obiettivo e darle la possibilità di ricominciare a vivere.

Aveva solo 23 anni quando la sua vita è cambiata per sempre. Durante una sessione di addestramento con i cani a Cagliari, una caduta le ha lesionato sette nervi. Da quel momento, il dolore è diventato il suo compagno di vita. Un dolore atroce, cronico, insopportabile, causato dalla nevralgia di Arnold, una patologia rara che colpisce i nervi occipitali.

«All’inizio non capivo cosa stesse succedendo», racconta Silvia. «Avevo mal di testa continuo, dolori lancinanti alla nuca. I farmaci funzionavano a malapena, poi hanno smesso di fare effetto». Per 13 anni ha vagato da un medico all’altro, senza una diagnosi chiara. Ha lasciato la Sardegna per avvicinarsi a ospedali più specializzati, ha venduto la casa per sostenere le cure, ha provato tutto: farmaci, trattamenti sperimentali, interventi invasivi. Nulla ha funzionato.

Ora, dopo un’attesa estenuante, c’è finalmente una speranza concreta. A Denver, un chirurgo le ha garantito che, una volta acceso l’apparecchio che verrà impiantato, il dolore sparirà. «Potrò finalmente smettere di prendere farmaci e tornare a vivere».

L’intervento era inizialmente fissato per l’11 febbraio, poi è stato posticipato. Ogni giorno in più è un peso enorme, ma Silvia non si arrende. È una donna forte, anche se la sua resistenza è stata messa a dura prova.

«Ho pensato all’eutanasia, lo ammetto. Quando il dolore non ti lascia mai, quando non hai via d’uscita, è difficile andare avanti. Vorrei solo svegliarmi un giorno senza dolore, vivere come tutti gli altri, prendermi cura di me stessa e della mia piccola Chihuahua, l’unico animale che mi sono potuta permettere di tenere».

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