Lunedì prossimo la Sardegna potrebbe salutare la zona bianca. Ieri si è arrivati alla soglia d’allarme dei 240 posti letto occupati (il 15%) da pazienti Covid nei reparti ordinari.

Dato che, assieme all’incidenza dei contagi tre volte superiore al limite e al tasso di occupazione delle terapie intensive (al 13%, ben oltre la soglia di guardia del 10), venerdì potrebbe imporre il cambio di colore nell’Isola, imponendo l’obbligo della mascherina all’aperto e il limite di 4 persone (esclusi conviventi) ai tavoli di bar e ristoranti.

La scorsa settimana la Sardegna ha sventato il passaggio in zona gialla grazie a sedici posti letto vuoti in area medica, ed è comunque rientrata tra le regioni classificate “a rischio basso”, tenuto conto di indicatori che valutano l’andamento dell’epidemia, calcolano la probabilità di diffusione del contagio e l’impatto sulle strutture sanitarie. Che, coi dati di oggi, sono sotto pressione. Sullo sfondo una zona grigia di non vaccinati, ben 250mila, di cui quasi 105mila over50, la fascia più a rischio.

Intensive prefabbricate

Al Santissima Trinità di Cagliari ieri i tecnici sistemavano le videocamere dell’ennesimo reparto, l’ottavo, tolto ai degenti con altre patologie e riconvertito per i pazienti Covid. “La situazione è questa, purtroppo”, allarga le braccia Sergio Marracini, direttore sanitario del presidio ospedaliero unico. “Siamo costretti a togliere posti letto a chi ha bisogno di cure per altre malattie, e sa perché? Perché c’è ancora troppa gente che non si vuole vaccinare”.

Quasi tutti i ricoverati in ospedale e in terapia intensiva non sono immunizzati. “Si rendono conto di cosa vuol dire prendersi il Covid solo quando arrivano in ospedale”. Oggi è in programma la visita dei delegati del commissario Francesco Figliuolo. “Stanno pensando di sistemare nel giardino alcune strutture prefabbricate con letti di terapia intensiva. Mi chiedo solo come, eventualmente, potremo gestirli se non abbiamo personale. Anche se mi è stato garantito che qualche medico e qualche infermiere, adesso in servizio negli hub vaccinali, ci verrà restituito perché ormai si sta registrando una minore affluenza”.

I mesi davanti a noi

“Se non verrà imposto l’obbligo vaccinale, vivremo nell’emergenza ancora almeno per un altro anno”, continua Marracini. “Questo è l’arco temporale che, nelle tante riunioni coi capi dipartimento e i primari, abbiamo già messo in conto. Non c’è altro da fare: o si obbliga la gente a vaccinarsi o dovremo ancora sacrificare spazi di assistenza e cure per le persone che soffrono di altre patologie”.

Decisiva l’informazione

Antonio Azara, docente di Igiene dell’Università di Sassari, concorda sul fatto che sia «necessario incrementare velocemente il tasso di vaccinazione», ma non è a favore dell’obbligo.

"Mi rendo conto che con l’onda di no Covid che sta crescendo, non sia la soluzione migliore dal punto di vista strategico. Si rischia di far crescere la protesta senza ottenere risultati, c’è troppa gente che per esempio pensa che dietro il virus e dietro la campagna vaccinale ci sia una cospirazione”. Il green pass, da oggi in vigore anche per scuola e trasporti a lunga percorrenza, “è una sorta di passo intermedio verso l’obbligo, ma questo lo lascerei come ultima soluzione se proprio la situazione dovesse degenerare”.

Personale tagliato negli hub

Intanto la campagna vaccinale rischia un ulteriore rallentamento. Da oggi restano a casa 167 lavoratori con contratto a tempo che hanno prestato servizio nelle Assl sarde anche per due anni e mezzo. Sono tutti impegnati nell’accoglienza e supporto negli hub vaccinali. Meno personale anche in servizi come il pagamento del ticket, la gestione del magazzino e del centralino.

"I servizi non sono a rischio e continueranno a essere garantiti in pieno. La campagna di vaccinazione prosegue con forza e gli obiettivi restano immutati”, spiega l’assessore Nieddu, sostituire questi lavoratori con altri, che poi vanno formati, non sarà impresa che potrà essere conclusa in 24 ore. 

Per questo motivo saranno anche rinviati alcuni appuntamenti fissati per l’inoculazione del vaccino.

(Unioneonline)

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