Il conto alla rovescia è iniziato: l’8 e il 9 giugno milioni di italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari che riaccendere il dibattito pubblico su diritti, lavoro e cittadinanza.

A cagliari, un appuntamento chiave animerà il confronto: lunedì 19 maggio, alle  10, nella sede delle Acli in via Roma 173 a Cagliari, sindacati, politici e rappresentanti della società civile si confronteranno apertamente sul significato e l’impatto delle consultazioni.

Quattro dei cinque referendum riguardano il mondo del lavoro, con l’obiettivo dichiarato di restituire diritti ai lavoratori e ridurre precarietà, sfruttamento e infortuni.

Il quinto, invece, tocca il tema della cittadinanza, con una proposta che mira ad abbattere da dieci a cinque anni il tempo necessario per richiederla da parte di chi vive regolarmente in Italia.

All’incontro, interverranno Simona Fanzecco (segretaria generale CGIL Cagliari), Mauro Carta (presidente Acli regionali), Maria Francesca Chiappe (assessora alla Cultura del Comune di Cagliari), Don Marco Lai (Caritas) e Silvio Lai, deputato del Partito Democratico. Un dialogo a più voci per affrontare nel merito i contenuti di ogni quesito e sensibilizzare l’elettorato.

I cinque quesiti: cosa cambia? 

Il primo quesito punta a cancellare le norme del Jobs Act che hanno indebolito le tutele per i lavoratori licenziati senza giusta causa. L’obiettivo? Ripristinare l’articolo 18 e garantire pari diritti anche a chi è stato assunto dopo il 2015. nel secondo si propone di eliminare il tetto massimo di sei mensilità di indennizzo per i lavoratori illegittimamente licenziati dalle piccole aziende. Un sì rafforzerebbe la giustizia nei luoghi di lavoro meno tutelati. Un altro quesito mira a frenare l’abuso dei contratti a termine reintroducendo le “causali”, ossia l’obbligo di motivare le assunzioni temporanee. Una mossa per contrastare il precariato dilagante, specie tra i giovani.

Sotto i riflettori anche la responsabilità delle imprese committenti in caso di infortuni sul lavoro nella catena degli appalti. Con un Sì, si vuole estendere la responsabilità solidale per la sicurezza, una misura per contrastare la strage silenziosa degli incidenti sul lavoro.

Infine, un’apertura sul fronte dell’integrazione: ridurre da dieci a cinque anni il periodo necessario per la richiesta di cittadinanza da parte degli stranieri residenti legalmente. Un segnale politico forte verso una società più inclusiva.

Dietro la spinta referendaria ci sono sindacati, realtà del terzo settore e movimenti civici. L’obiettivo non è solo cambiare delle norme, ma anche rilanciare il protagonismo dei cittadini nel determinare le politiche del lavoro e della cittadinanza.

(Unioneonline/Fr.Me.)

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