Conte è diventato perentorio: «La manovra economica si fa nelle sedi istituzionali, con il capo del governo e il ministro dell'Economia». Dei tre governi oggi esistenti nel nostro Paese, quello di Salvini, quello di Di Maio e quello di Conte-Tria, non vi è dubbio che il vincente nel recente confronto con l'Europa, riguardo alla temporanea chiusura della procedura d'infrazione contro l'Italia per debito eccessivo, sia quest'ultimo, che passa per essere il governo tecnico in contrapposizione agli altri due politici, che a loro volta sono in contrapposizione tra loro.

Alla faccia di tutti gli strali lanciati un giorno sì e l'altro pure contro i governi tecnici da parte di Salvini e Di Maio, l'aspetto anche umoristico della realtà (che vince sempre contro la demagogia) è proprio questo: a togliere le castagne dal fuoco che bruciava a un passo dal commissariamento del Paese è stato il governo tecnico di Conte-Tria, mentre gli altri due governi politici (Salvini e Di Maio) non hanno neanche preso parte al Consiglio dei ministri che ha approvato la manovra di correzione dei conti pubblici del 2018 e del 2019.

Evidentemente nel sottinteso significato di non volersi assumere la responsabilità formale, quindi anche politica, di accordarsi con questa Europa, che essi vedono come distante e matrigna, se non proprio come nemica. Quella futura, uscita dal dopo elezioni, peraltro, contrariamente all'auspicio di Salvini che si aspettava un terremoto a suo favore nelle istituzioni Ue, conserva e accentua il profilo rigorista nella gestione dei conti pubblici.

I tecnici, che invece considerano l'Ue come la casa comune che eroga protezione e benessere a tutti i Paesi della famiglia europea, e che non sono ossessionati dal consenso elettorale misurato in continuazione dai sondaggi elettorali, parlano lo stesso linguaggio della Commissione Ue e facilmente trovano l'accordo anche sugli aspetti più ostici che i politici tendono ad occultare.

Tra questi, ad esempio, nella manovra approvata dal governo Conte-Tria per il 2019, c'è anche un decreto-legge che, su richiesta della Commissione, vincola per 1,5 miliardi i risparmi del reddito di cittadinanza e quota 100, destinandoli definitivamente alla riduzione del deficit, e con ciò escludendo l'ipotesi di impegnarli in altri provvedimenti di spesa, come pensavano di fare Di Maio e Salvini. Il primo, ad esempio, proponeva di riutilizzarli per finanziare un nuovo provvedimento sul salario minimo, mentre Salvini insisteva che essi sarebbero potuti servire per finanziare la flat tax. Niente di tutto ciò, il governo tecnico di Conte-Tria ha zittito entrambi e fatto quello che la Commissione Ue chiedeva.

Pericolo scampato, dunque? Non proprio, perché il monitoraggio della Commissione, quella attuale di Juncker e poi quella nuova di Ursula von der Leyen, si estenderà alla prossima manovra finanziaria relativa al 2020. Nei confronti della quale il governo Conte-Tria ha preso l'impegno esplicito che rispetterà tutti i vincoli europei. In particolare, Conte e Tria si sono impegnati formalmente a far calare il debito come previsto dal Patto di stabilità e a sterilizzare le clausole Iva con misure alternative (più entrate e/o minori uscite) di pari ammontare, nonché a fare anche l'anno prossimo risparmi su reddito di cittadinanza e quota 100 analoghi a quelli del 2019; infine, a rivedere gli sconti fiscali (tax expenditures) e a promuovere una nuova spending review. In questo quadro gli spazi per nuove spese, in particolare per la flat tax, si restringono di molto. Il taglio delle tasse, ha concesso Tria, resta una priorità, ma va fatto con gradualità, senza dimenticare che l'obiettivo primario resta quello di "riportare il debito su un sentiero di riduzione".

La pagella dei mercati sull'operato del governo tecnico di Conte e Tria è positiva, con lo spread che si ridimensiona. I mercati interpretano la manovra come uno stop alle velleità di altre spese in deficit di Salvini e Di Maio e quindi come recupero dell'equilibrio finanziario dei conti pubblici.

Beniamino Moro

(Docente di Economia politica Università di Cagliari)
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