Cagliari, la Sardegna, l'Italia calcistica (e non solo) piangono per la morte  di Gigi Riva. I compagni del leggendario Cagliari, capace di vincere uno storico e irripetibile scudetto nel 1970, lo ricordano con affetto. E in lacrime.

«Un grande dolore. Siamo stati insieme più di 20 anni sul campo e quando lui era dirigente. È stato il più grande goleador italiano, come lui non ce n'era, era forte in tutto», è la testimonianza all'Ansa di Mario Brugnera, compagno di squadra di Rombo di Tuono dal 1968 al 1976. «Un ragazzo eccezionale. Quando ho battuto la punizione del gol dello scudetto, mi è passato vicino per dirmi come voleva che gli passassi la palla. Se rivediamo le immagini si vede come mi sussurra qualcosa. Così abbiamo vinto lo scudetto».

«Perdo un fratello, abbiamo passato tanti anni insieme, dormivamo insieme con il Cagliari e con la Nazionale»,  afferma Enrico Albertosi, «perdo una persona che è stata importante per me. Ancora oggi ci sentivamo al telefono e lo sentivo bene, non sapevo avesse problemi di cuore».

E non lo sapeva nemmeno Rombo di Tuono: solo le analisi effettuate dopo il suo ricovero al Brotzu, questa mattina, hanno rivelato una sindrome coronarica acuta. Che richiedeva un intervento di angioplastica, rifiutato da Rombo di Tuono. 

«Quando sono arrivato a Cagliari», ricorda Roberto Boninsegna, «lui era lì e ho dormito con lui in camera assieme. Sono stati anni bellissimi, perché quello era un Cagliari che stava nascendo. Non avendo la macchina, vivevamo assieme. Colazione, pranzo, cene: tutto. Mi scorrazzava ovunque. Eravamo amiconi e lo eravamo tutt'ora anche se ci sentivamo meno».

«Quando iniziai a giocare in prima squadra»,  ricorda Renato Copparoni, «avevo 16 anni e mezzo, in Coppa Italia nel 1969. Vidi Riva e gli diedi del lei. Lui si mise a ridere e mi disse: chiamami Gigi. A Natale sono andato a trovarlo a casa sua. Stava bene, era lucido. Abbiamo riso e scherzato. Non avrei mai potuto immaginare che sarebbe stata l'ultima volta che l'ho visto. Quando giocavo per tutti ero Coppa, lui era l'unico che mi chiamava Renato. Perdo un amico vero». 

(Unioneonline)

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