«Mia madre morta da ore e noi fuori dall’ospedale: nessuno ci ha avvisati»: la denuncia a Cagliari
Il racconto della figlia di Rosetta Madeddu, deceduta al Santissima Trinità: «Il medico ci ha detto “mi sono dimenticato”: è stato terribile»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
È rimasta accanto a tanti suoi parenti in punto di morte. Con sua madre no, non le è stato possibile: «Se n’è andata alle 8,24. Ce l’hanno comunicato solo dopo le 12. Eravamo lì fuori da ore e nessuno ci ha fatto sapere niente. “Scusate, mi sono dimenticato”: così ci ha detto il medico».
Trattiene a stento le lacrime la cagliaritana Maria Bonaria Demuro. Sua madre, Rosetta Madeddu, è deceduta nei giorni scorsi nel reparto di Pneumologia del Santissima Trinità, a Cagliari. Aveva 86 anni. I figli erano preparati da tempo a questa evenienza. Ma non per come è andata.
«Mia madre era ricoverata da una ventina di giorni, sapevamo che le sue condizioni erano critiche e che erano molto peggiorate. I miei fratelli vivono in Francia, sarebbero dovuti tornare». L’ultima notte «ho chiesto di poter restare. Non è stato possibile. E sono rientrata a casa».
L’indomani, Demuro è di nuovo in ospedale. Erano le 10 circa. «Abbiamo chiesto più volte di entrare, ma nessuno ci ha dato udienza. Ci hanno aperto dopo le 12. E solo in quel momento ci è stato riferito che mia madre era morta oltre tre ore prima. E che l’avremmo trovata in camera mortuaria».
Uno choc. Che non distoglie l’attenzione di Demuro da un riconoscimento: «Durante tutto il periodo di ricovero medici e infermieri hanno fatto tutto il possibile e al meglio: c’erano sempre, mia madre non poteva ricevere cure migliori». Ma c’è un ma: «Proprio alla fine, quando sarebbe servita, è mancata la sensibilità. Del tutto. Sapere così che nostra madre era morta ci ha fatto male, malissimo».
Le rimostranze sono state avanzate: «Ma so che non servirà a niente. E, a questo punto, mi interessa poco». Perché raccontare questa storia, allora: «La nostra speranza è che questa nostra segnalazione», è la spiegazione della donna, «sia utile per evitare che altri pazienti e famiglie possano trovarsi nella medesima spiacevole e dolorosa situazione».
Enrico Fresu