I momenti brutti arrivano all'improvviso: "Quando mi guarda e mi chiede 'Chi sei tu?'. Ogni volta è una fitta al cuore, ma per fortuna il mio nome non lo dimentica mai, anche se magari non lo associa a suo figlio, però lo ha stampato nella mente".

Massimo Valdes ha 47 anni e da dieci si occupa a tempo pieno del padre Raimondo, oggi ottantottenne, un ex alpino, alto e massiccio che un giorno ha iniziato a non ricordare quali rifiuti doveva sistemare fuori dalla porta.

"I primi sintomi sono stati proprio le bizze delle memoria. Ricordo che si metteva davanti al calendario della De Vizia per vedere quali bidoni doveva mettere fuori, poi andava a prenderli ma dopo due minuti ritornava per guardare il calendario. Io e mia madre all'epoca non ci avevamo fatto caso, anzi ci veniva da sorridere per quanto era smemorato".

Un giorno però è arrivata la diagnosi, terribile. "Mio padre aveva l'Alzheimer. Dopo la malattia di mamma adesso mi arriva questa mazzata. ho pensato".

Massimo Valdes è un ragazzo dal cuore d'oro e dal grande coraggio che non ha pensato nemmeno per un secondo di portare il padre in un istituto: "È con la sua famiglia che deve stare. I miei genitori hanno fatto tanto per me, come potrei abbandonarlo adesso?".

La vita con lui non è stata generosa. "Facevo il manovale ma nel 2009 mi sono licenziato per stare vicino a mia madre. Le era stato diagnosticato un tumore al seno, aveva bisogno di me. All'epoca mio padre era ancora in forma: usciva, andava a fare la spesa, non aveva dato il minimo segnale di stare male".

Ma di lì a poco, mentre la madre di Massimo combatte contro la malattia, arrivano anche i primi segnali di quel male terribile che non dà scampo e che stava già divorando il padre. "Non è stato semplice. Lui che era un uomo forte, grande lavoratore, di punto in bianco aveva bisogno di tutto".

Seduto su un poltrona davanti al camino della sua casa nel centro storico, Raimondo Valdes guarda incuriosito il figlio che racconta scampoli della sua vita: di quando lavorava in una grande impresa edile e costruiva case in Costa Smeralda e Villasimius. "Molte volte non ci riconosce, invece ricorda bene il passato. Ogni sera arriva il momento in cui vuole tornare a casa dalla madre e dalla sorella. È un appuntamento costante che non manca mai e allora mi devo ingegnare per distrarlo e distoglierlo da quel pensiero".

Le giornate con questo padre sono piene: "Non gli faccio mancare nulla. La mattina facciamo colazione e poi andiamo in piazza IV Novembre dove ci intratteniamo al bar. Poi torniamo a casa, preparo il pranzo e subito dopo fa un riposino". La sera poi "grandi partite a pinella fino all'ora di cena".

Il rammarico è che non tutti hanno capito e accettato la malattia di Raimondo. "Quando papà ha iniziato a stare male, tutti gli amici lo hanno lasciato. Io credo che sia una cosa davvero stupida. Prima della malattia invece gli erano tutti attorno a discutere di calcio e di politica". Raimondo è sempre stato un uomo molto intelligente, che allenava la mente con la sua passione per le parole crociate e che teneva vive le conversazioni.

L'alzheimer purtroppo non lascia scampo: "Non c'è una cura. All'inizio gli avevano dato un cerotto per alleviare i sintomi ma non era servito a niente".

Nonostante tutto Massimo Valdes non ha rimpianti: "Certo, ogni tanto ci penso: avrei potuto continuare a lavorare, magari farmi una famiglia, ma non mi pento di niente. Io non potrei mai abbandonare mio padre".

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