Nell'ottobre del 1541 Carlo V fece tappa ad Alghero. Affacciato ad un balcone della città catalana il sovrano spagnolo avrebbe pronunciato la celebre frase "Todos caballeros". Uso il condizionale perché le fonti divergono, molti studiosi ritengono anzi che l'episodio non sia mai avvenuto e sarebbe una delle prime fake news della Storia. Tuttavia l'espressione è entrata nel linguaggio moderno per descrivere il riconoscimento indiscriminato di un particolare privilegio, annullandone così di fatto il prestigio.

Qualcosa di simile - se mi si passa il paragone e il vistoso salto temporale - potrebbe avvenire nelle prossime settimane in Sardegna qualora venisse approvata dal Consiglio regionale la proposta di legge per cambiare il contratto degli oltre cinquemila lavoratori di Forestas, che diverrebbero così dipendenti regionali. Todos caballeros, todos guardabosque, tutti a libro paga di Mamma Regione.

A scanso di equivoci, dico subito che questa riflessione non vuole sottovalutare la necessità di un riordino dell'Ente, né criticare la legittima aspirazione di qualsiasi lavoratore a migliorare la propria condizione, tantomeno quella dei forestali, categoria che svolge un'attività preziosa in una terra dove le criticità sono all'ordine del giorno (incendi, alluvioni, distorto uso del territorio, tanto per citarne alcune). E però non si possono nemmeno tacere le divisioni esistenti all'interno dei sindacati e soprattutto le fondate critiche che da più parti vengono mosse al provvedimento.

Vediamo i punti dolenti. Innanzitutto il capitolo della spesa. Se passa la legge i dipendenti regionali diventerebbero in totale circa 11 mila. Questa operazione, secondo i calcoli più ottimistici, costerebbe 10 milioni di euro ma altri sostengono che, per effetto dei maggiori oneri previdenziali e l’inquadramento in categorie di livello superiore, il totale salirebbe addirittura a 50 milioni. Facendo una media ponderata fra le due diverse stime si arriva comunque a 30 milioni, circa 60 miliardi delle vecchie lire. Una cifra molto importante nel bilancio di una Regione che non sguazza certo nell’oro e per la quale occorrerebbe forse porsi una domanda: è il caso di impegnare tante risorse per dei sardi che un impiego lo hanno già o non sarebbe meglio utilizzare quei danari per dare un’opportunità a chi un lavoro non lo ha? Seconda questione. Va bene che viviamo in un Paese dove l’ascensore sociale è quasi sempre bloccato e al quale è stata assegnata la maglia nera europea (statistiche ufficiali) per la non applicazione dei meriti; ma vi sembra congruo che tutti i forestali, indistintamente, a prescindere dal grado di specializzazione, siano essi semplici braccianti oppure amministrativi, passino sotto l’ombrello regionale? E magari, dopo qualche anno, dietro ad una scrivania perché il contratto regionale prevede la mobilità interna e molti sicuramente ne vorranno usufruire?

Infine l’aspetto più fastidioso. Io credo alla buona fede dei proponenti e tuttavia una legge varata così, a fine legislatura, assumerebbe inevitabilmente il sapore di un escamotage elettoralistico. Cinquemila e passa forestali che possono essere utilizzati come bacino di voto. Tutto ciò significa dare adito ai sospetti e la stura a polemiche roventi. Ne abbiamo davvero bisogno? Non è meglio ponderare maggiormente l’attuazione della riforma? Alla fine non è neppure il caso di scomodare il sovrano di Spagna ed imperatore d’Asburgo, basta citare un semplice proverbio di saggezza popolare toscana: "La gatta presciolosa fa i gattini ciechi.

Massimo Crivelli

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