A Cagliari le biciclette non si possono incatenare «nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, a infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo». Questo a salvaguardia «della vivibilità e del decoro della città». Lo stabilisce il regolamento di polizia locale del Comune di cagliari: una regola contestata dalla Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta)  ma benedetta dal Tar, che ha rigettato il ricorso e spiegato che il divieto è legittimo e insindacabile. 

Per i giudici amministrativi «la salvaguardia della vivibilità e del decoro della città evidentemente  resterebbero inevitabilmente pregiudicati da un disordinato e incontrollato accatastamento di biciclette ancorate a supporti pubblici destinate ad altre finalità», anche se non intralciano la circolazione. 

Questo si legge nella sentenza, depositata oggi, che salva l’articolo del regolamento che impedisce ai ciclisti di incatenare la bici dove ritengono opportuno. Confermata anche la bontà della sanzione per l’infrazione, che va da 100 a 300 euro. 

Ora, è vero che il Comune di Cagliari ha emanato una serie di ordinanze (obbligo di bottiglietta d’acqua per i proprietari dei cani, divieto di gettare a terra mozziconi di sigaretta, no al fumo sulle spiagge) che in anni di vigenza hanno prodotto un numero di multe che si contano sulle dita di una mano. Ma la sentenza ha un suo valore “politico”: il regolamento comunale tanto contestato dalle opposizioni regge davanti al Tribunale amministrativo e resta valido e efficace. 

Non è stata giudicata convincente una delle argomentazioni della Fiab, portata in giudizio attraverso gli avvocati Angela Franca Fenu e Renato Lai: a Cagliari non ci sono rastrelliere sufficienti, era la tesi, quindi il divieto di incatenamento costituiva un vantaggio per gli “utenti forti” della strada, ossia gli automobilisti, a discapito dei “deboli”, i ciclisti.

Per il Tar «non vi è alcuna correlazione immediata e diretta tra il numero delle rastrelliere utilizzabili e l’asserita illegittimità della disposizione regolamentare impugnata, che si fonda sulla necessità di assicurare un’ordinata sistemazione delle strade e dei marciapiedi al fine di salvaguardare la convivenza civile e la sicurezza dei cittadini». Inoltre è già vietato, per esempio, legare le bici alle ringhiere dei monumenti, quindi «la disposizione regolamentare si pone in coerenza con il sistema delineato dal legislatore nazionale in materia di circolazione dei mezzi di trasporto e alla loro ordinata sistemazione sulle strade». 

Enrico Fresu

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