"La Sardegna non è Italia", parola del geologo Andrea Moccia VIDEO
Originario di Napoli, 34enne con laurea alla Federico II ed esperienze internazionali, lavora all'Istituto Nazionale francese dell'Energia di Parigi"La Sardegna? Non è Italia". Non si tratta di uno spot politico e nemmeno di un proclama, ma di una constatazione a livello geologico che spiega anche perché l'Isola è scarsamente colpita dai terremoti.
L'analisi è stata svolta da Andrea Moccia con un video sul suo canale Youtube "GeologiaPop" che sta spopolando sui social in cui racconta come si è evoluta la posizione del blocco sardo-corso e di come si sia posizionato in mezzo al Mediterraneo. Niente di nuovo per chi conosce la materia, molto da imparare invece per chi non ha dimestichezza con questo campo.
Moccia, geologo 34enne con laurea alla Federico II ed esperienze internazionali, è originario di Napoli e lavora all'Istituto Nazionale francese dell'Energia di Parigi. Si occupa di modellizzazione del sottosuolo per l'individuazione di giacimenti minerari, di metalli, e in generale di ricchezze del sottosuolo.
Nella sua attività extra lavorativa pubblica regolarmente approfondimenti con l'intento di portare le scienze della Terra nelle case di tutti, in modo chiaro e semplice. Con termini tecnici ma alla portata di chiunque, e non solo degli addetti ai lavori, riesce a collegare i fenomeni naturali all'attualità così da trasformare la geologia in materia non troppo ostica e distante dalla nostra percezione.
Come è nata questa passione?
"In realtà dopo il diploma volevo andare a Los Angeles per frequentare l'università del rock. La musica è stata il mio primo grande amore. Ma non è stato possibile. Quindi mi sono chiesto quali altre cose mi avessero colpito nel mio percorso di studi e la risposta è stata: le scienze della Terra. Mi sono iscritto a geologia e di anno in anno mi sono appassionato. Dopo la laurea a 22 anni e un master, nel 2010 sono partito per Glasgow per uno stage di 4 mesi, e lì sono rimasto perché mi avevano offerto un lavoro. Trascorsi tre anni in Scozia, nel 2013 è arrivata l'occasione di Parigi e mi sono trasferito. Ora sono co-responsabile di un'équipe di 24 persone e in questi anni ho viaggiato in tutto il mondo".
Cervello in fuga?
"Il mio lavoro in Italia è poco conosciuto, all'estero invece è molto ben valorizzato e retribuito. Ha un valore elevato a livello internazionale, mentre da noi le prospettive sono ben poche. Naturalmente mi piacerebbe tornare, mi manca l'Italia, e se ci fosse la giusta opportunità la inseguirei di sicuro".
Ci spiega perché la Sardegna non è italiana dal punto di vista geologico?
"Intanto la Sardegna e la Corsica erano unite alla penisola iberica, ossia Spagna e Francia. La prima ha rocce antichissime, molto più di quelle italiane, che si sono formate all'inizio del Paleozoico, parliamo di 570 milioni di anni fa. Hanno caratteristiche uniche e precise, un po' come il Dna, anch'esso unico per ogni individuo. Le abbiamo studiate e si è visto che hanno la stessa genesi e hanno avuto la stessa evoluzione tettonica di quelle della penisola iberica. Ma questa è solo una delle prove dell'unione dei lembi di terra".
Le altre?
"Il blocco sardo-corso e la penisola iberica hanno la stessa cicatrice di separazione i cui primi segni risalgono intorno a 30-35 milioni di anni fa. Per motivi tettonici - vedasi l'Africa che spingeva contro il continente euroasiatico - nell'allora Spagna si è creato un arco vulcanico in corrispondenza di quella divisione. Il materiale si è andato a depositare su entrambi i lembi diventando roccia, quelle rocce che oggi ritroviamo sia sul continente iberico che su quello sardo-corso. Se i due blocchi fossero stati distanti, la stessa roccia non avrebbe potuto depositarsi da una parte e dall'altra".
Qual è stata l'evoluzione?
"La divisione pian piano è diventata netta, Sardegna e Corsica hanno cominciato ad allontanarsi per una serie di sforzi tettonici. Poi il blocco ha iniziato a fare una rotazione che ha compiuto a oggi circa 45 gradi. Ma il grosso del movimento è avvenuto in un tempo tra 20.5 e 18 milioni di anni. Da allora la Sardegna è rimasta dove la vediamo, al centro del Mediterraneo".
Quindi perché non ci sono terremoti?
"L'Appennino è una zona con faglie attive, in Sardegna non ci sono placche che si scontrano o si allontanano. Ecco il motivo per cui nella penisola i fenomeni sismici sono invece frequenti".
Qual è attualmente la situazione e come si evolverà?
"È bene fare una differenza netta fra tempi umani e geologici. Nel primo caso, e arriviamo anche a un migliaio di anni, non succederà nulla, non ci saranno cambiamenti rilevanti. Nel secondo - centinaia di migliaia e anche milioni di anni - non avremo più niente. Il Mediterraneo verrà totalmente cancellato perché l'Africa spinge contro il continente euroasiatico e l'Italia rimarrà un ammasso di montagne con in mezzo quella che una volta era la Sardegna. Sarà un unico continente, Africa ed Eurasia. Sono le dinamiche terrestri che dominano la nostra realtà da sempre. Quella che conosciamo come Pangea è solo una delle tante volte in cui i continenti terrestri si sono uniti".
Nell'Isola ci sono molti vulcani?
"Eccome! Due gruppi importanti: uno molto antico che risale al distacco dalla costa iberico-provenzale, e un gruppo più recente che ha un magmatismo differente".
Li possiamo osservare?
"Certo, in modo molto semplice: basta aprire Google Maps, impostare la visualizzazione satellitare e qualunque forma simile a un cerchio che vedremo è un vulcano nel 90 per cento dei casi".
Perché tanto interesse per la Sardegna?
"In realtà il mio progetto di divulgazione scientifica si sviluppa con un canale video per non addetti ai lavori. Qualche tempo fa un'amica mi ha detto 'spieghi così bene queste cose complicate, perché non realizzi dei video?', e ho iniziato quasi per gioco con un approfondimento sui Campi Flegrei. Poi ho cominciato a divertirmi, ne ho fatti oltre 120. Alla Sardegna sono arrivato quando mi sono chiesto: cosa può essere interessante raccontare? E lo spostamento del blocco sardo-corso era qualcosa di simpatico per esaminare il motivo per cui non ci sono così tanti terremoti, con in mezzo anche un po' di storia, sdoganando così le scienze della Terra. Questo modo di comunicare non è poi tanto male, su Facebook, sul profilo di "GeologiaPop", ho 90mila follower, su Youtube oltre 20mila".
Fa tutto da solo?
"Sì, gestisco tutto io, non ho aiutanti o figure simili. Lo faccio nel tempo libero, di notte, o nei weekend. E, tengo a precisare, non pago Facebook per ottenere questi numeri, come qualcuno ha detto".
In caso di eruzione del Vesuvio, una parte di cittadini napoletani verrebbe evacuata con destinazione Sardegna, come prevede un apposito protocollo. Che rischi ci sono in concreto?
"Rischi altissimi per la presenza di più fattori. Uno è la concentrazione di popolazione che vive intorno al vulcano. Presenza che fa crescere il rischio in maniera proporzionale. Il Vesuvio è attivissimo, non è tranquillo. Quindi l'eruzione si può verificare, si verificherà, ma nessuno sa quando. Sono fenomeni che non si possono prevedere con largo anticipo. Ma grazie all'osservatorio vesuviano, che ha una tecnologia all'avanguardia, se ci fosse un inizio di eruzione avremmo una serie di elementi premonitori qualche giorno prima e questo dovrebbe facilitare l'evacuazione. In ogni caso la situazione sarebbe caotica, nessuno è preparato, si sono fatte delle prove ma la realtà è un'altra cosa".
Lei è stato in Sardegna? Come la vede?
"Diverse volte ci sono andato in vacanza. La adoro. È qualcosa di unico per una questione di paesaggio, di abitudini delle persone, è un'isola nel vero senso della parola. Ricchissima di storia, è la terra più antica d'Italia dal punto di vista geologico. Sono forse un geologo un po' atipico, siamo visti sempre come personaggi un po' 'nerd', che vanno in giro col martello. Io invece mi godo i vostri bei posti, la bellezza, e con una birra in mano!".