Possiamo andare a Macao o Las Vegas e visitare una Venezia ben ricostruita all'interno di giganteschi alberghi. L'acqua dei canali è pulita, trasparente, non ci sono odori sgradevoli, vicoli inquietanti, trappole per turisti. I prezzi sono controllati e i gondolieri, giovani ed educati, cantano arie delle nostre migliori opere o le melodie della nostra tradizione, e parlano inglese sorridendo.

Secondo l'architetto Rem Koolhaas, urbanista e teorico di spicco, professore ad Harvard, "questi ambienti controllati rispondono innanzitutto al bisogno di sicurezza; in essi ci si sente sani e salvi, in contrapposizione allo spazio spazzatura".

È la ragione per cui questo business è in costante espansione, una risposta al degrado, una fuga dallo squallore e dall'incertezza, l'ingresso in un mondo bello e vario, in un circolo comodo - si pensi solo all'esperienza di una crociera - conformato sul soddisfacimento dei nostri bisogni primari.

Senza magari averne piena consapevolezza (ci s'interroga sull'esistenza di una sottile strategia o di una profonda dabbenaggine, entrambe in ogni caso guidate dall'istinto di sopravvivenza), eppure un ambiente controllato in tutte le dimensioni esistenziali è stato perseguito, disegnato e reso concreto - fin dove sono riusciti a farlo - da quella minoranza di neo-liberisti che negli ultimi decenni si sono spacciati per persone di sinistra. Parlo di un quindici per cento (forse) di privilegiati che hanno compreso che, per uscire dallo spazio spazzatura, "il modo migliore è passarci attraverso". L o asseriva il poeta Robert Frost (e ci s'interroga sulla conoscenza dei neo-liberisti del grande Premio Pulitzer americano). Non la ricerca dunque di cambiamento, di soluzione delle problematiche quotidiane della popolazione, dell'amministrazione nobile della cosa pubblica ma, di fatto, una fuga verso un Eliseo da costruire e difendere spietatamente. Su disterru come ossimoro.

Le componenti di questo mondo privilegiato sono la finanza, la giustizia, la sanità, il nepotismo, l'occupazione dei posti pubblici e dei gangli del potere, la comunicazione. Tutto un sistema ad hoc, riservato come una prima classe, con servizi, opportunità e riconoscimenti che niente hanno a che vedere con quelli della gente comune, abbandonata in uno spazio economico con scarso ossigeno e libertà di manovra, col risultato di una povertà crescente e senza scampo.

Non mi si dica che la giustizia sia uguale per tutti; non mi si dica che la tutela della salute sia uguale per tutti, o l'accesso al credito, o alle posizioni di potere. Non mi si racconti che il nostro sia un sistema meritocratico, o che la politica degli ultimi anni abbia tutelato la classe media o le fasce deboli della popolazione. Né che la nostra scuola, dalle elementari all'università, sia capace di formare le nuove generazioni alla complessità che ci aspetta.

Quella creata è una vera piramide, al cui vertice non ci sono i migliori, i più competenti, ma i fedeli, gli appartenenti, ognuno di essi in difesa degli altri e difeso dagli altri. Qualcuno sa nominarmi un vero statista che abbia calcato il Transatlantico negli ultimi, diciamo, quarant'anni? Un'università che spicchi e sia tra le prime cento nel mondo? Una disciplina industriale o un sistema culturale che ci veda all'avanguardia?

Abbiamo perso tutto e cavalchiamo ormai la mediocrità, il brutto, il grigio. I nostri stipendi si allontanano dalla media europea, il PIL pro capite scivola verso la parte bassa della classifica, intere regioni sono in piena zona retrocessione, senza scelta che non il nero e la criminalità organizzata. Lo spazio spazzatura ha preso il sopravvento - basta guardarsi intorno per toccarlo con mano.

Eppure il 15% della popolazione non vive questa realtà, ci passa attraverso, verso il proprio spazio controllato. Peccato - per questa minoranza - che i social abbiano aperto crepe inimmaginabili nella comunicazione e nella narrazione di regime, che l'emigrazione abbia consentito un confronto impietoso con gli altri paesi, che i pessimi risultati politico-sociali inizino a emergere, quotidianamente devastanti. Peccato che il re sia ormai nudo, perché non più credibili sono gli pseudo-artisti di regime e i suoi cantori, e che le persone in buona fede inizino ad avere dubbi pesanti, esistenziali.

Ci hanno fatto credere che erano di sinistra: erano solo affaristi di piccolo cabotaggio.

Ciriaco Offeddu

(Manager e scrittore)
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