Un uomo normale, marito devoto, stimato professionista, una vita spesa al servizio dello Stato.

Un'esistenza serena, borghese, tranquilla, priva - o quasi - di scossoni.

Poi, all'improvviso, l'impensabile. Una gravissima accusa che getta fango su anni e anni di condotta irreprensibile. L'inizio di un calvario. L'onorabilità si trasforma in infamia. La serenità diventa tormento. Ciò che si è costruito con dedizione e fatica nel tempo crolla, si sgretola, in un attimo.

Ma le bugie, come si dice, hanno le gambe corte. E la verità, prima o poi, viene a galla.

E quando, dopo una lunga via crucis - umana e giudiziaria - arriva l'assoluzione, ti aspetteresti che tutto possa tornare com'era prima. Invece no.

Perché l'opinione pubblica fa in fretta a creare mostri, ma spesso, troppo spesso, si dimentica di riabilitare gli onesti.

Lo sa fin troppo bene il protagonista della storia che stiamo raccontando.

Si chiama C. B., 52 anni, ex maresciallo dell'Aeronautica di origini napoletane. Trasferito in Sardegna per servizio, nell'Isola ha conosciuto sua moglie e nell'Isola, a Cagliari, ha scelto di vivere.

Poi è arrivato il maledetto 2014. È lui stesso a raccontare il suo incubo a L'Unione Sarda.

Cosa è accaduto?

"Ero al Poetto e mi si è avvicinato un ragazzino. Ha cercato insistentemente di vendermi della paccottiglia. E io gli ho risposto che non ero interessato. Poi, tornato all'auto, ho trovato uno sfregio e ho subito immaginato che fosse stato lui, per vendicarsi. Allora sono andato a cercarlo e quando l'ho trovato è spuntato il padre. Abbiamo avuto un diverbio e io ho pensato che fosse meglio andarmene, perché le cose stavano precipitando. Sono risalito in macchina e sono tornato a casa".

E poi?

"Dopo un’ora mi suonano alla porta. Sono i carabinieri. Con loro c'è il ragazzino. Aveva raccontato che lo avevo molestato. Così mi hanno condotto via".

In arresto?

"In arresto. Tre giorni in carcere e poi ai domiciliari".

Per quanto tempo?

"Quattro mesi. Chiuso in casa. Senza vedere né parlare con nessuno".

Nel frattempo?

"Nel frattempo il mio nome è finito in tv e sui giornali, con tanto di foto. E all'incubo di sapermi innocente si è aggiunto quello di essere considerato da tutti come un essere spregevole, io che ho sempre fatto dell'onore e dell’onestà il fulcro della mia vita".

Poi è iniziato il processo…

"Sì. E con i miei legali siamo riusciti a dimostrare la mia completa innocenza. Poi, qualche settimana fa, dopo tre anni, è arrivata la piena assoluzione".

A che prezzo?

"Ho dovuto lasciare la mia amata Sardegna. Mi sono trasferito altrove perché vivere dove ho sempre vissuto era diventato impossibile. Offese, minacce, telefonate anonime. Tutti mi guardavano e mi consideravano un mostro, anche se non avevo fatto nulla, anche se era tutta una bugia".

Ha potuto rivalersi su chi l’ha accusata ingiustamente?

"No. Essendo minorenne non può essere incriminato per calunnia e non è nemmeno tenuto al pagamento delle spese processuali".

Com’è la sua vita, oggi?

"L’assoluzione è stata una boccata d’ossigeno. Ma ciò che è accaduto mi ha lasciato segni indelebili. Traumi psicologici da cui non mi sono ancora ripreso. Soffro di fobia sociale, di attacchi di panico. Ho persino paura di salire in aereo. Pensare che ho lavorato per anni in Aeronautica…".

Cosa si aspetta dal futuro?

"Sono stati tre anni di buio. Mi sento come se fossi appena guarito da un cancro. Mi sto concentrando sulla terapia, per riuscire a riprendere in mano la mia vita. Ho pensato anche di scrivere un libro, per raccontare la mia storia. Non perché ho ambizioni da scrittore, ma perché "buttare fuori" tutto, sulla carta, potrebbe avere un effetto terapeutico. La mia più grande speranza è riuscire a trovare la forza per tornare in Sardegna. A testa alta. Da innocente, quale sono".

Prova rancore nei confronti del suo accusatore?

"No, nessun rancore. È un ragazzino. Spero solo che da adulto possa un giorno arrivare a comprendere appieno il male che ha fatto e il dolore che ha provocato".
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