«Il virus aumenta il rischio di paranoie nei confronti degli altri: i rapporti tra le persone non saranno più gli stessi». Leonardo Tondo, psichiatra, 70 anni, si divide tra l'Università di Harvard e il centro Bini di Cagliari. Guarda al futuro con ottimismo e invita a non sottovalutare i benefici dell'isolamento. «Chi l'ha detto che l'uomo è un animale sociale? Manco per niente: dipende dagli individui. Soli si può stare benissimo».

Torneremo quelli di prima?

«E che ne sappiamo? Lo saremo ma con l'idea che basta una cosa imprevedibile, microscopica, che si mette nell'ingranaggio della nostra vita e non lo fa girare più».

Cosa dice ai suoi pazienti?

«Molti di loro in questo momento si sentono un po' meno diversi dagli altri, perché chiusi a casa ci stavano già».

Lontani per evitare il contagio. Dobbiamo imparare a cavarcela da soli?

«Un po'. Credo che le relazioni interpersonali siano sopravvalutate: vivere questa meditazione forzata e imparare a stare da soli può anche essere utile».

Quali sono oggi le paure della gente?

«La paura della morte prima di tutto e di questa malattia che non si vede ma è nell'aria, nel respiro degli altri».

Torneremo a fidarci di un abbraccio?

«Da un certo punto di vista imparare a non abbracciare tutti e a lavarci bene le mani sarà anche un bene, baci e abbracci si riserveranno alle persone con cui si ha confidenza».

Gli altri sono il nemico?

«In questa situazione l'estraneo diventa più estraneo. Questo virus stimola dei pensieri di tipo paranoico nei confronti di chi lo ha portato».

Pesa di più la paura del contagio o l'isolamento?

«La paura del contagio».

C'è il rischio di perdere la testa?

«Sì, ma solo se c'è una predisposizione, proprio come avviene per i terremoti o situazioni simili».

Cosa pensa dei cartelli del sindaco Truzzu?

«Bisognerebbe evitare la minaccia di conseguenze gravi. La campagna contro il fumo non mi pare che abbia avuto molto effetto. È più giusto razionalizzare».

L'uso di psicofarmaci aumenterà?

«Non ho questa sensazione, ma siamo ancora in una fase iniziale».

L'uomo può adattarsi a tutto?

«Molti sì, magari può essere complicato per quelli che hanno l'ossessione per la corsa al Poetto, la tendenza all'esercizio fisico, che però mi pare lo stiano facendo lo stesso».

Quanto si può resistere?

«Non lo sappiamo. Ma l'aspetto principale è quello economico».

Esiste il rischio di sviluppare nuove paranoie?

«Sì, questo è un rischio. Questa condizione si tradurrà in un cambiamento nei rapporti con gli altri che saranno visti come portatori di malattie. Non farà bene alle relazioni interpersonali».

Flash mob alla finestra, dirette social. A cosa servono?

«All'inizio c'era questa voglia di stare insieme, ma quando le cose si sono fatte più complicate anche questi appuntamenti sono scomparsi».

La voglia di condividere è svanita?

«L'unico motivo per uscire è fare la spesa e sottoporsi a queste lunghe file. È uno strano meccanismo di guerra in un tempo di pace».

L'impatto emotivo è paragonabile a quello di un conflitto?

«No, abbiamo i morti ma non le distruzioni».

Neppure per chi lavora in ospedale?

«I medici e gli infermieri vivono una condizione di alta emergenza, non di guerra. Ma il numero di morti in queste categorie è preoccupante e sbalorditivo».

Chiusi in casa senza la luce del sole, saremo tutti depressi?

«No, la depressione non viene per questo. Certo che se a un certo punto venisse luglio e non si potesse andare al mare, allora sarebbe un problema».

Quanto influirà la crisi economica?

«Moltissimo, è l'aspetto più importante: la situazione attuale e successiva creeranno grandi difficoltà alle famiglie».

Convivenza forzata, un bene o un male?

«In Cina dicono che siano aumentate le separazioni del trenta per cento, ma non mi pare ci siano tante alternative».

Come resistere?

«Imparando a stare da soli e diventando più curiosi».

Quali effetti avrà il coprifuoco sui bambini?

«Loro ne risentono parecchio, molto dipende dalla capacità dei genitori di saper trascorrere il tempo con i propri figli».

Funerali vietati, cosa succede a chi resta?

«L'idea che le persone muoiano senza avere il conforto dei parenti è uno degli aspetti più drammatici».

Si può elaborare il lutto?

«È molto difficile quando le morti sono attribuibili a qualcuno o qualcosa, qui con chi te la prendi?»

Ha paura di un aumento dei suicidi?

«No».

Resiste la caccia all'untore.

«È giustificabile che una persona possa attribuire all'esterno un certo tipo di pericolosità».

Il bollettino quotidiano fa crescere l'ansia?

«Fa crescere la paura non l'ansia, ma è necessario».

Dimenticheremo tutto?

«No, questo non è possibile».

Mariella Careddu

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