Per il rotto della cuffia Paolo Truzzu è il nuovo sindaco di Cagliari. Un pugno di voti in più gli ha consentito di battere la validissima Francesca Ghirra e marcare l'unico, vero, dato saliente di questa tornata amministrativa: dopo otto anni è finita l'era Zedda nel capoluogo della Sardegna.

Qualcuno potrà sostenere che Cagliari è tornata alla sua vocazione di città del centrodestra, ricorderà che prima di Zedda a sinistra c'era stata solo il lampo della giunta socialista di Dal Cortivo. Ma saremmo davvero fuori strada se considerassimo l'epoca Zedda un accidenti della storia cagliaritana. Non è stata solo una parentesi bensì un'importante esperienza di governo, positiva pur nei suoi limiti, che lascerà le sue tracce.

Nel fare un'analisi del voto parto da qui perché voglio proporre alcune riflessioni certamente fuori moda in tempi in cui si reclama il cambiamento ad ogni costo (senza poi verificarne gli effettivi risultati) e si valuta spesso la bontà delle azioni politiche sulla base di un selfie più o meno riuscito. Dico ciò nella speranza che sarà il buonsenso la bussola di Truzzu. Non tanto e non solo per il rispetto dovuto a quella parte dell'elettorato che non lo ha scelto, ma perché ritengo sempre istruttiva la storiella del bambino gettato via assieme all'acqua sporca della vasca. Fuor di metafora e tanto per essere chiari: non vorrei che per furore ideologico o, peggio, inutile e provinciale spirito di rivalsa, la nuova giunta cancellasse ciò che di buono ha costruito chi l'ha preceduta.

Faccio un esempio che potrebbe sembrare banale ma non lo è. Nelle ultime settimane di campagna elettorale l'argomento principale è stato quello dei rifiuti. Mi occupo di redigere la pagina dei lettori su questo giornale e vi assicuro che L'Unione Sarda è stata bombardata di lettere, mail e messaggi sul problema della raccolta differenziata. Tantissime le proteste. Cosa dovrebbe fare ora la nuova amministrazione? Accontentare i "rivoltosi" e riportare i cassonetti per strada? Certamente no. La raccolta differenziata si fa in tutte le città, con varie modalità. Basterà non concedere più appalti sine die e fare ogni tanto il "tagliando" al sistema per apportare i dovuti correttivi.

Ho ascoltato le parole di Truzzu dopo la vittoria. La parte che più mi ha convinto è quella che riguarda la necessità di ricucire le tante periferie con il centro della città. La Giunta Zedda ha avuto il merito di un approccio più giovane, moderno, di aprire la città all'esterno, tracciare alcune linee innovative. È in corso la mutazione antropologica di alcuni rioni storici di Cagliari, rivitalizzati dal turismo e dal commercio. Ma i residenti di Marina, Stampace e Castello non si sono dissolti nel nulla. È giusto che siano solo loro a pagare il prezzo della movida?

Truzzu avrà il difficile compito di compenetrare esigenze diverse, senza lasciare indietro nessuno, soprattutto gli anziani e gli abitanti dei rioni colpevolmente dimenticati. Mi permetto di dargli un consiglio non richiesto. Sia cagliaritano, sardo, autonomo. Lasci perdere i "consigliori" venuti da fuori che nulla sanno e nulla hanno da proporre se non gli interessi dei partiti nazionali. Ascolti solo la voce del buonsenso, difficilmente sbaglierà.

La Sardegna, ovviamente, non è solo Cagliari. Il voto ha riservato un ballottaggio che a Sassari sarà thrilling, la vittoria del centrodestra ad Alghero, quella di Tarcisio Anedda a Sinnai (della serie: a volte ritornano, quelli bravi), il primo sindaco leghista (a Illorai, ma è troppo facile vincere quando si corre da soli).

Dovrei ancora parlare dell'astensionismo e di come sia esso fisiologico quando a Cagliari i cittadini vengono chiamati alle urne quattro volte nell'arco di cinque mesi. Potrei accennare al fatto che il Pd ha perso in breve tempo la Regione e il Comune di Cagliari ma in fondo non è così importante. Perché la penso come Winston Churchill: se apriamo una lite tra il presente e il passato rischiamo di perdere il futuro.

MASSIMO CRIVELLI
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