Da un mese può sentire i due figli, entrambi sotto i dieci anni, solo al telefono o via WhatsApp, vedendoli esclusivamente attraverso le videochiamate. Un medico cagliaritano che lavora in un ospedale dell'Isola si è visto sospendere dal giudice la possibilità di visita dei bambini perché, in epoca di epidemia da Covid-19, «la sua attività lavorativa - come scrive il Tribunale nell'ordinanza - è tale da esporlo indubbiamente a situazioni di elevato rischio di contagio, come dimostrato dai fatti di cronaca noti a tutti, e conseguentemente è necessario evitare potenziali situazioni di rischio per la salute dei minori e di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda».

L'ordine del giudice

L'ordinanza che sospende il diritto del padre di vedere i bambini è arrivata il 20 marzo scorso, su istanza dell'ex moglie e madre dei bambini . Il provvedimento è stato preso inaudita altera parte, ovvero senza un contraddittorio e senza che l'uomo potesse esporre le proprie ragioni proprio a causa della particolare condizione d'urgenza. «Nell'attuale situazione di emergenza sanitaria», prosegue il giudice, richiamando l'orientamento preso dal Tribunale di Cagliari, «deve essere ritenuto prevalente l'interesse di salute pubblica, al fine di non frustrare l'effettività delle misure di contrasto mediate spostamenti o incontri idonei ad esporre gli interessati a pregiudizio». Il contrasto emerso tra i genitori riguardava sia il diritto di visita che gli spostamenti dei bambini: il padre - prima del decreto - poteva tenerli con sé nei giorni prestabiliti. Esplosa la pandemia, su istanza dell'ex moglie, il mese scorso il giudice ha disposto che «il diritto del padre resti sospeso sino alla cessazione delle misure restrittive in vigore», ritenendo che «i contatti potranno essere garantiti mediante quotidiane comunicazioni telefoniche e videochiamate».

Il ricorso del medico

Nei giorni scorsi il medico aveva chiesto al Tribunale di revocare la decisione, presentando una memoria difensiva con l'avvocata di fiducia Alessandra Erika Obinu e costituendosi nel procedimento. Ma nonostante le sue spiegazioni, il giudice ha confermato la prescrizione. «Se si dovesse ritenere che la professione esercitata comporti una situazione di alto rischio per i minori», chiarisce la legale, «si arriverebbe al paradosso di dover sospendere il diritto di visita a tutti quei genitori separati o divorziati che sono medici, infermieri, farmacisti e impegnati nei supermercati, o comunque in tutti quei settori legati all'emergenza sanitaria in corso». L'identità dello specialista (che non lavora comunque in un reparto ospedaliero in prima linea nell'emergenza Covid-19) non può essere rivelata per tutelare l'identità dei figli. Ma tra le questioni che il Tribunale ha dovuto valutare pare ci fosse anche il fatto che anche il nonno paterno dei bambini è un medico e lo è pure la nuova compagna del padre. Il primo è andato in pensione ai primi di marzo, la seconda risulta in congedo dal mese di febbraio.

Impossibile l'appello

Il procedimento davanti al Tribunale si è chiuso dunque con la decisione di sospendere il diritto di visita paterno sino alla revoca delle misure anticontagio che ha emanato il Governo. In tutta Italia sono fioccate in questi giorni delle ordinanze in senso contrario che privilegiavano il diritto dei genitori separati di poter vedere i figli, rispetto alle norme contro il virus. Il Governo stesso, inoltre, aveva precisato che questi spostamenti sono uno stato di necessità da indicare nell'autocertificazione. A pesare, in questo caso, è stata però proprio la professione del padre: un medico ospedaliero che, proprio per il suo lavoro, sarebbe maggiormente esposto al rischio di contagio del coronavirus.

Francesco Pinna

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