"Un fenomeno senza precedenti". È questa la definizione dell'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, per descrivere le migrazioni di uomini, donne e bambini, realtà quotidiana globale che sta segnando in maniera decisiva la storia sociale e geopolitica contemporanea. Basta guardare gli ultimi dati, snocciolati dalle stesse Nazioni Unite: oltre 65 milioni di persone costrette a fuggire dal proprio Paese, di cui un terzo - circa 21,3 milioni - sono rifugiati, più della metà dei quali di età inferiore ai 18 anni. Ancora: in tutto il mondo, ogni giorno, 34mila persone fuggono dalla propria casa a causa di conflitti o persecuzioni. 34mila persone nate e cresciute nei luoghi più poveri della Terra, pronte a lasciare tutto ciò che hanno per dirigersi, a costo della vita, verso una speranza chiamata Occidente.

Qualcuno fa finta di nulla, altri protestano, altri ancora sono in prima linea per tendere una mano a questa moltitudine in fuga, impegnandosi a soccorrerla prima e dopo la partenza. Tra questi, ci sono i volontari di Emergency, organizzazione non governativa fondata da Gino Strada nei primi anni Novanta.

Nel giorno in cui la comunità internazionale celebra la Giornata del Rifugiato e alla vigilia del raduno nazionale in programma a Catania (che si aprirà proprio con un convegno dedicato alle migrazioni) L'Unione Sarda ha intervistato Paolo Fiori, referente della sezione Emergency di Cagliari.

Il dibattito su migrazioni e richieste d’asilo è d'attualità anche in Italia. Qualcuno è convinto che la concessione dello status di rifugiato abbia maglie troppo larghe e propone un giro di vite all'accoglienza. Qual è la vostra posizione?

"Chi propone una stretta guarda solo a valle, ma dimentica il problema a monte. I migranti sono persone che fuggono da povertà, guerre, scontri tribali e situazioni che mettono a rischio la loro stessa vita. Non ha senso cercare di arginare un fenomeno inarrestabile. Bisogna iniziare ad incidere là dove il problema ha origine".

I muri paventati da diversi Paesi, in Europa e non solo, sono dunque inutili?

"Emergency è stata una delle prime organizzazioni a prendere posizione contro le barriere. Bloccare il flusso delle migrazioni non risolve il problema. Anzi lo aggrava. Molto spesso i migranti fermati vengono dirottati in centri di raccolta controllati da gente senza scrupoli, in palese violazione dei diritti umani".

In Sardegna, per fare un esempio, arrivano soprattutto migranti dall'Algeria. Lì non c'è la guerra…

"Questo non significa che il problema non esista o che la stragrande maggioranza dei migranti che arrivano in Italia non stia fuggendo da situazioni atroci. È ovvio che, prima di concedere lo status di rifugiato, si debbano fare gli opportuni accertamenti e verifiche. Ma da qui a dire che i richiedenti asilo siano tutti delinquenti c’è un abisso".

Cosa risponde a chi accusa le ong di trarre vantaggio da questa situazione?

"È un'accusa lanciata soprattutto sulle organizzazioni impegnate nei salvataggi in mare. Ma inevitabilmente sta contribuendo a creare un preoccupante clima di diffidenza generalizzato. Bisogna ricordare che le ong intervengono laddove i Paesi non possono o non vogliono farlo e sono fatte, anche e soprattutto, di volontari. Dunque, è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio".

Di fronte al fenomeno delle migrazioni va di moda lo slogan: aiutiamoli a casa loro. È fattibile?

"Resta uno slogan, se non si cambia prospettiva".

Ovvero?

"Ovvero bisogna mettere da parte le fobie dell'invasione e prendere atto una volta per tutte che quella cui stiamo assistendo è una crisi planetaria che non si risolverà nel giro di pochi anni. Aiutarli a casa loro? Certo, come fa Emergency, che dà assistenza medica alle popolazioni dei Paesi dell'Africa, dell'Iraq e dell'Afghanistan, ma che non si tira indietro quando i migranti arrivano sulle nostre coste, mettendo a disposizione i propri ambulatori mobili o attivandosi per fornire generi di prima necessità".

L'Occidente, in tutto questo, ha delle responsabilità?

"È innegabile. Un'altra cosa di cui essere consapevoli è che, se migliaia di persone fuggono dalle guerre, è anche perché i Paesi occidentali forniscono le bombe per combatterle, quelle guerre. Per questo è necessario fermare il circolo vizioso, lavorando davvero per la pace. Altrimenti sarà tutto inutile, come cercare di svuotare il mare con un bicchiere".
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