"Gli americani non ritornerebbero nemmeno se gli offrissimo delle caramelle». Il primo ministro del Vietnam del Nord, Pham Van Dong, non usò mezze misure per definire la più grande ritirata della storia militare statunitense. Dalla fine dei drammatici lanci della Brigata paracadutista sui cieli di Saigon sono trascorsi quasi 50 anni. I Presidenti degli Stati Uniti, da Dwight Eisenhower a John Fitzgerald Kennedy, fecero di tutto per attenuare il disastro vietnamita ma l'ecatombe fu drammatica: 38.216 militari americani morti, di cui 14.840 solo Marines. La Brigata fu ritirata dal Vietnam nell'agosto del 1971. Richard Nixon, all'epoca Presidente americano, dopo la firma degli accordi di pace di Parigi, nel gennaio del 1973, mimetizzò la sconfitta con poche parole: "Abbiamo finalmente raggiunto la pace con onore". La previsione del premier vietnamita fu, però, quanto mai preveggente.

Alla larga da Saigon

Gli americani e la 173rd Airborne Brigade da allora hanno sempre girato alla larga dal Vietnam. Dall'Iraq all'Afghanistan, però, la loro guerra non è mai finita. Guerre ovunque, come vuole la storia americana. Questa volta, in terra sarda, niente caramelle vietnamite ma ginepri e corbezzoli, mirto e lentischio. Le forze americane, nel silenzio più assoluto, venute dal cielo, hanno invaso per 15 giorni le terre di Sardegna.

Giochi di guerra

Il poligono militare di Capo Teulada è ancora una volta sotto attacco per gli infiniti giochi di guerra della Nato e non solo. La missione statunitense viene tenuta sotto la più stretta copertura. I dispacci parlano genericamente di esercitazioni a fuoco, ma non citano mai la 173esima Brigata Airbon. E del resto gli americani non possono essere venuti a mangiare caramelle. Il carico di armamenti è da guerra vera e propria in tempo di Covid. Qui il distanziamento è segnato da armi a lunga gittata che irrompono mattina, sera e notte nei cieli di Teulada e dell'intero Sulcis. Gli inermi cittadini del Sud Sardegna raccontano che si sente di tutto. Dagli aerei a bassissima quota che ti spaccano i timpani sino ad esplosioni ripetute e fragorose anche durante la notte. Sa Portedda, base operativa del poligono, è blindata. Percepire quello che accade lì dentro è praticamente impossibile. Off limits, per chiunque. I vertici militari italiani tacciono, sanno bene che ogni esercitazione è un terno al lotto. Sapere che mentre l'Isola è chiusa e nel poligono si esplodono missili, bombe e ogni genere di munizioni, è fonte di tensione ovunque. E del resto il ministero della Difesa vuole evitare ogni polemica proprio per la presenza di Sua Maestà l'esercito americano. Non provano nemmeno a dirglielo ai Marines di non usare quelle armi o quelle munizioni. Loro, da che mondo è mondo, fanno quello che vogliono. In terra, in cielo e in mare. E che gli americani non siano venuti a Cala Zafferano per scrutare il paesaggio o proteggere il lentischio lo si può facilmente immaginare. Dentro quel recinto di 7.200 ettari, una cifra spaventosa completamente sottratta alla fruizione delle popolazioni e delle attività economiche, può succedere di tutto, senza alcun controllo. Le leggi che governano il sistema ambientale dentro i poligoni militari esistono ma i limiti sono semplicemente quelli che il controllato è anche controllore. I militari fanno e disfano e nessuno si azzarda a metter becco su quella zona franca, l'unica della Sardegna, dove tutto è concesso. La missione dichiarata è come sempre apparentemente nobile: prevenire la guerra preparando la guerra. La 173esima Brigata Aerea, i soldati del cielo, si sono lanciati su Teulada per i compiti affidatigli apparentemente dalla Nato: preparare e addestrarsi come risposta di emergenza dell'esercito americano in Europa. Un dispiegamento militare americano chiamato a fornire forze rapide alle aree di responsabilità dei Comandi europei, africani e centrali degli Stati Uniti. Non sempre, però, dietro queste altisonanti missioni di pace si celano le migliori pratiche ambientali. Le lobby delle armi la fanno sempre da padrone. Lo sbarco in Sardegna è pianificato da tempo. I paracadutisti dell'esercito americano atterrano il 15 marzo scorso nell'oasi vietata di Teulada. La missione è «Eagle Pangea». In quindici giorni succede di tutto e di più. I registri interni delle esercitazioni sono vietati al pubblico. E nessuno farebbe lo sgarbo agli Yankee di raccontare i dettagli di quelle sparatorie a lunga gittata sui crinali e le pendici di Capo Teulada. Un dato, però, è certo gli americani con le stellette amano esibire la forza di fuoco. Lo fanno in casa propria, dove i muscoli dei mitra possenti e delle bombe a sfondamento assicurato fanno accrescere a dismisura l'ego militare degli Stati Uniti d'America. E' anche per questo che, ad uso e consumo dei media americani e non solo, l'etere mette in rete le immagini eloquenti della forza americana. Sequenze di fuoco che, però, risultano devastanti per la Sardegna.

Teulada Airbon

Gli algoritmi scaraventano sul parametro di ricerca "Teulada Airbon" fotografie ad alto impatto che mettono insieme gli scatti degli americani in terra sarda. Usano e hanno usato di tutto. A partire dall'artiglieria pesante. Le immagini mettono in primo piano bombe potenti, cariche di chissà cosa, pronte per essere lanciate da veri e propri obici terrestri trainati a due passi da Porto Scudo. In quei fotogrammi il paesaggio di Teulada è una comparsa. Violato e violentato. Si intravvedono le insenature vietate, i promontori preclusi a chiunque tranne a quelle polveri da sparo cariche di nanoparticelle di ogni genere. Le mitragliatrici M240 a lungo raggio sono sparse ovunque, per assalti al corbezzolo o al lentischio. Armi devastanti caricate con un infinito nastro di pallottole. Gli Stati Uniti le usano per tutto, per la fanteria, i mezzi corazzati e non, imbarcazioni ed aerei.

Fuoco vivo

L'inchiesta sul disastro ambientale a Teulada, aperta dalla Procura cagliaritana, rischia di finire nella palude delle prescrizioni e dell'assenza di colpevoli. Di certo gli americani hanno confessato: esercitazioni a fuoco vivo. Lo scrivono, senza mezze misure, apertis verbis, nel proprio account della comunicazione militare statunitense. Ignari, forse, che in quell'area l'Europa ha istituito con decreto, insieme allo Stato italiano e la regione Sardegna, un Sic, ovvero un sito di importanza comunitaria. Per la Compagnia della Legione, 1-503 ° reggimento di fanteria, 173a brigata aviotrasportata, a Teulada non c'è stata tregua, di giorno e di notte. Dai raggi infrarossi a quelle impressionanti polveri gialle che si sono inerpicate una volta sui costoni di Capo Teulada e una volta nel proscenio dell'Isola rossa. Immagini agghiaccianti immesse in rete direttamente dalla forza d'urto americana. Come per dire, non ci sono limiti alle esercitazioni in terra sarda delle stelle e strisce. Ieri le ultime truppe americane della Airbon hanno lasciato la Sardegna. Si sono dimenticate, però, di passare a Quirra. In quel poligono sardo negli anni scorsi, secondo gli inquirenti, furono seppelliti 50 fusti di napalm americano. Gli era avanzato dai nefasti bombardamenti Usa del 1965 contro i Viet Cong. I vertici militari italiani se li ritrovarono in una base siciliana in dotazione agli Usa. Non poterono fare di meglio che spedirli e seppellirli in Sardegna. Nell'Isola niente caramelle, solo bombe e Napalm sottoterra.

Mauro Pili
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