Una città, una regione, un popolo intero hanno salutato ieri Gigi Riva. Migliaia le persone che hanno preso parte al funerale e hanno accompagnato il feretro al cimitero di Bonaria.

«Se ne è andato come voleva lui», ha detto suo figlio Nicola. E chissà se Piero Marras pensava, mentre nel 1982 scriveva i versi di quella che da ieri è "la canzone" del Cagliari, che una sera d'inverno del 2024 avrebbe accompagnato proprio Rombo di tuono verso la leggenda. Chi applaudiva, chi piangeva, chi mostrava le sciarpe del Cagliari.

In basilica la messa è stata celebrata dall'arcivescovo Baturi, con lui una decina di sacerdoti compreso il decano dei Mercedari, don Tonino, 93 anni. Baturi ha ricordato la rovesciata di Vicenza: «Abbiamo ammirato la grandezza dell'uomo e dello sportivo, la sua generosità e riservatezza, si lasciava leggere con schiettezza ma mai possedere». E poi l'addio: «Corri di nuovo, Gigi, e tendi ancora quelle tue lunghe braccia al cielo, corri e guarda in alto. Il Signore ti venga incontro in quella dimora dove potrai vivere l'amore senza ombra e senza fine».

«Io e mio fratello ci tenevamo a ringraziare tutte le persone che ci sono state vicine in questi giorni, le autorità, dal sindaco al presidente Mattarella, il Cagliari, la Figc, il ministro Abodi, il presidente Malagò – ha aggiunto Nicola Riva -. Ma il pensiero più grande è per tutte le persone che sono venute alla camera ardente. Rimaste lì al freddo sino a tarda notte. Quando le persone piangevano e ci facevano le condoglianze, ci veniva da farle noi a loro, perché non è andato via solo il nostro papà, ma un familiare di tanti sardi e di tante persone che gli volevano bene».

Enrico Pilia

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