Quando finiranno sott’acqua, ancorati al fondo del mare, avranno un compito importante da svolgere. Bloccare la pesca a strascico illegale nel sottocosta, entro la fascia dei 50 metri dove si sviluppano le praterie della posidonia oceanica, ma anche trasformarsi in zone di rifugio e ripopolamento di tante specie, tra cui saraghi, corvine, seppie e polpi, questi ultimi sottoposti negli ultimi anni a un prelievo massiccio e insidioso che sta impoverendo sensibilmente la popolazione.

Un fenomeno, quello dello strascico sottocosta, che sia nel sud Sardegna come in altre zone costiere dell’Isola ha causato un processo insidioso di desertificazione.

I dissuasori della pesca selvaggia e illegale piazzati nelle basse profondità e i manufatti che una volta ricoperti da alghe e vegetali diventeranno punti di riferimento (e tane di protezione) per tante specie ittiche che già abitano il sud Sardegna e contribuiranno a invertire la rotta.

È proprio nei fondali del Golfo degli Angeli che è concentrato il progetto che la commissione consiliare all’Innovazione tecnologica, all’Ambiente e alle politiche del mare ha esaminato recentemente confrontandosi con gli esperti dell’Università (ha partecipato il ricercatore del Dipartimento di scienze della vita e dell’Ambiente, Alessandro Cau) e gli ambientalisti (Pietro Caredda, delegazione Cagliari Marevivo).

Un confronto che segue la mozione con cui i consiglieri della commissione presieduta da Raffaele Onnis hanno chiesto l’impegno del sindaco Paolo Truzzu e dell’intera Giunta perché si attivi l’iter necessario per la progettualità, per le autorizzazioni e per la realizzazione dell’area di tutela e ripopolamento ittico. L’altro pomeriggio è stata l’Aula ad approvare, all’unanimità, l’atto di indirizzo.

«Il nostro golfo - ricorda Onnis - ha delle peculiarità geomorfologiche precise, come batimetrie costanti e la prevalenza di fondali bassi, dolcemente degradanti verso il largo. Condizioni che hanno favorito la colonizzazione dei fondali da parte della Posidonia che è andata a costituire, nel tempo, una prateria tra le più vaste del Mediterraneo».

Una vera foresta sommersa capace di produrre 20 litri di ossigeno per metro quadro ma anche smorzare l’impeto delle mareggiate e ridurre il fenomeno dell’erosione. Un habitat per molte specie e fondamentale per la loro riproduzione. Un ecosistema che proprio per la sua ricchezza è spesso sottoposto all’impatto violento delle reti trainate da una flotta, quella del piccolo e medio strascico, che ancora agisce sui fondali del sottocosta dove dovrebbe operare soltanto la piccola pesca costiera artigianale, “vittima” essa stessa dello strascico.

"In quest’ambito si inserisce il progetto dei dissuasori subacquei e dei manufatti ecocompatibili di ripopolamento”, avverte Onnis. “Un progetto di cui avrebbero vantaggi il mare del Golfo di Cagliari, la pesca professionale ma anche quella sportiva”. L’obiettivo, insomma, è la creazione di atolli subacquei, attrazione anche per i praticanti del diving.

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