Sempre più giovani alle prese con risse, alcol, droga. Ma a Cagliari il fenomeno non sarebbe nuovo e – soprattutto – non sarebbe legato alla pandemia. È quanto spiegato, dopo una ricerca durata 12 anni, da Luca Pisano. Lo psicologo, psicoterapeuta, direttore dell'osservatorio cybercrime Sardegna e master in Criminologia Ifos, ha presentato il suo lavoro in occasione di un seminario svoltosi ieri al Thotel di Cagliari, "Il disagio giovanile nella città di metropolitana di Cagliari, tra la crisi della società contemporanea e l'influenza delle subculture digitali".

Il lavoro minuzioso ha tracciato le mappe e le abitudini degli adolescenti cagliaritani, anche se – come spiega Pisano – «situazioni simili possono essere riscontrate anche in altre aree della Sardegna». Nella cartina trova spazio anche il linguaggio dei giovani, con i loro modi di dire e “slang”. Nel quadro generale definito "nennismo gaggismo", le tribù giovanili si distinguono in "ragazzi di strada", "finti disagiati", "instagirl", "gamer, skater, manga-anime". «Spesso si danno le colpe - spiega Pisano - alle famiglie, ai docenti, alla pandemia. Ma non è questo invece l'esito delle nostre ricerche: le subculture e i comportamenti che spesso sfociano nella devianza emergono già prima della pandemia. Mi chiedo che cosa si sia fatto in questi anni per adolescenti e giovani. E mi chiedo se i candidati alle regionali stanno pensando di inserire nei loro programmi dei capitoli dedicati ai giovani».

Stando alla ricerca, tra le aree più frequentate (e più a rischio, in qualche modo) figurano piazza Yenne, piazza Sant’Eulalia e piazza Giovanni XXIII. Come spiegano le slide, in quest’ultima area cittadina, a ridosso del Parco della Musica, si riunisce la «subcultura dei finti disagiati “stranieri” (italiani) di seconda generazione». Altre zone: Poetto e piazza Garibaldi. Con le aree intorno ai fast food che diventano poli di riferimento per ragazzini e ragazzi. Dove? In "nonluoghi", che – tradotto – sarebbero tutti quegli spazi che non sono identitari, relazionali e storici. L'appello di Pisano è quello di coinvolgere cento-duecento genitori a scendere in piazza, a parlare con i ragazzi nei luoghi che frequentano». Ma le influenze negative arriverebbero anche dalla rete, tra musica e contenuti violenti. «Fenomeni locali, ma diretti e influenzati anche da quello che succede nella rete. «Cattivi esempi che – conclude Pisano – non ferma nessuno».

(Unioneonline)

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