Una «piccola ma importante rivoluzione locale». Nasce sul web, sulla piattaforma Change.org, l’iniziativa per sostenere il Luchia di Cagliari, locale silurato nei giorni scorsi dalla decisione del Comune di Cagliari di revocare la concessione.

Il provvedimento, con effetto immediato, non ha lasciato spazio a interpretazioni: il chiosco di viale Buoncammino deve essere smantellato. Ma per quale motivo? Si parla di multe e canoni non versati, oltre a tavolini, sedie e fioriere piazzati senza alcuna autorizzazione. Via libera non pervenuto anche per i dj set e musica dal vivo in violazione del piano acustico. Una situazione che ha scatenato la protesta del proprietario del locale, Claudio Ara, che tre giorni fa ha piazzato un bancone e vari mastelli della spazzatura in mezzo alla strada, bloccando il traffico.

«Una revoca definitiva della licenza, manco fossimo serial killer», le parole dell’imprenditore, che senza perdersi d’animo ha “chiamato alle armi” i colleghi commercianti per iniziare una battaglia contro i regolamenti «obsoleti del Comune». Ed ecco che, in poco tempo, è arrivata la risposta. «No alla demolizione del Luchia, #Ilfattoreumano», recita il la locandina della petizione lanciata oggi sulla rete. «Negli ultimi anni, da un chiosco in piazza, è nata una comunità di cittadini composta da persone di ogni genere, che hanno trovato una casa a Buoncammino», recita il post.

Poi la rivendicazione degli organizzatori: «Ci siamo sempre impegnati a portare vivacità culturale per ogni età e gusto soprattutto con la musica in piazza, gratuitamente, nonostante un regolamento che non ci permetterebbe tutto questo. Non siamo contro le regole; siamo per un regolamento cittadino che crei le basi per il lavoro e una vita felice per tutti, sia locali che di passaggio. Stiamo attivando un’iniziativa che inizialmente abbiamo voluto chiamare Movimento Luchia, ma che è per tutta la città, ragion per cui fissiamo il nuovo nome riferendoci al centro di questa piccola ma importante rivoluzione locale: Movimento Buoncammino #ilfattoreumano».

(Unioneonline)

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