Seduto nella cucina di casa, Marco Ruggeri alza le mani e mostra le dita ancora sporche dell'inchiostro con cui gli hanno prelevato le impronte digitali.

La sua risata nervosa tradisce l'umiliazione provocata da una procedura d'ufficio che prima di stamattina aveva visto fare solo in qualche poliziesco alla tv. "Mi hanno schedato", ripete alla moglie Marinella. Lei, dall'altro lato del tavolo, ha il suo bel daffare per tenere a bada quel luccicone traditore al lato dell'occhio che minaccia di rivelare in un niente tutto il dolore di una giornata che deve sembrarle infinita.

Dei centinaia di gratta e vinci, rubati da suo marito tra giovedì e ieri mattina nella tabaccheria di via Carbonia e stimati dai carabinieri in un bottino di circa 3500 euro, giura di non sapere nulla: "Grattava i tagliandi per poi buttarli nella "carta", totalmente alla luce del sole. Se almeno me ne fossi potuta rendere conto - confida Marinella - avrei evitato di apprenderlo direttamente dai carabinieri, ieri mattina, quando si sono presentati a casa per portarlo via".

Marco, 60 anni, ascolta, ma sembra distante. Da dieci anni non lavora. Quest'estate ha svolto qualche lavoro per un progetto comunale: pulizia degli spazi pubblici, taglio dell'erba.

Lui e Marinella vivono con una piccola pensione di 500 euro, l'aiuto della famiglia e i lavoretti saltuari di lei. "Ma non l'ho fatto per i soldi", precisa. "La prima volta, giovedì, la negoziante aveva lasciato aperto il cassetto dove sono custoditi i gratta e vinci . È bastato che allungassi la mano. Non volevo rivenderli; volevo solo giocare. Pensavo che avrei potuto investire le vincite per comprare altri tagliandi. È stato facile. Ieri mattina l'occasione si è ripetuta, e ho voluto riprovare, ma sono stato scoperto. Ho fatto una cosa che non rifarei e chiedo scusa. Ma non era tanto la possibilità del denaro ad attirarmi. Mi piace giocare; mi distrae dai problemi di ogni giorno".

Originari di Guspini, hanno vissuto al lungo a Villacidro, dove lavoravano in un ingrosso di salumi. Marinella ricorda felice quando Marco giocava a pallone e i loro fine settimana alla casa al mare. Con l'avvento della grande distribuzione, l'attività ha dovuto tagliare sul personale. Nel '94 per Marco è iniziata la trafila dei lavori saltuari: taglio e rivendita di legna, poi cameriere in Germania.

«La lingua è stata un ostacolo insormontabile». Quindi operaio tra le cooperative agricole del territorio. Poi anche le stagioni, «da sfruttati e sottopagati, nel Nord Sardegna». Nel 2009, una caduta gli causa un grave trauma cranico e lo costringe a sottoporsi a una cura di interferone, ma soprattutto lo cambia per sempre.

«Voglio solo dire che sono una persona perbene che ha fatto un errore. La vita a volte ti porta lungo strade che non avremmo mai immaginato possibili. Ho sbagliato, ma io non sono questo. Vorrei poter tornare indietro, non lo rifarei».
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