«Cagliari, prezzi alle stelle e residenti in fuga a causa degli affitti brevi»: Comune al lavoro, è subito polemica
L’assessore all’Urbanistica: «La città si sta trasformando, dobbiamo intervenire». Il rappresentante del settore extra alberghiero: «Ricostruzione smentita. Dove vorrebbero mettere i turisti?». Farris (CiviCa24): «Finora amministrazione inerte»Oltre 2100 affitti brevi registrati nel 2024 a Cagliari, dove il 97% delle strutture ricettive non è un albergo. Dati che, se non sono da contrastare per gli effetti che provocano, comunque devono «farci interrogare». Perché «nel centro storico, l’espansione degli affitti brevi sta producendo effetti rilevanti: aumento dei prezzi, riduzione dell’offerta abitativa per i residenti, trasformazione dell’identità dei quartieri».
Parole dell’assessore comunale all’Urbanistica, Matteo Lecis Cocco Ortu. Barcellona è lì in prima fila, segue Firenze: centri che hanno visto un’invasione di case a disposizione dei turisti, o trasformate in b&b, che hanno stravolto il cuore delle città, diventate a misura (molto) cara di visitatore ma prive di servizi – e alloggi in vendita o in affitto, appunto – per chi le abita. Da qui parte l’analisi dell’assessore, che scatena polemiche immediate.
L’assessore
«Occorre affrontare con serietà e visione questo fenomeno, partendo dai dati reali e aprendo un confronto con tutti i soggetti coinvolti. L’obiettivo è duplice: contrastare lo sfitto e il degrado, e riportare stabilmente la vita nei quartieri storici della città», dice Cocco Ortu, che dice di voler puntare a «una Cagliari più equa, abitata, viva: una città che sappia accogliere i visitatori, ma che continui a garantire il diritto all’abitare a chi la vive ogni giorno».
L’addetto ai lavori
La replica arriva da Maurizio Battelli, che ha fondato Extra, per occuparsi proprio del settore del turismo legato alla locazione di immobili al di fuori del settore alberghiero.
«Affermare che gli affitti brevi siano causa diretta del degrado urbano, dello svuotamento dei centri storici e dell’allontanamento dei residenti è una semplificazione superficiale e fuorviante, che non trova riscontro nei dati», attacca, «gli studi più recenti di Nomisma lo dimostrano chiaramente: non è l’affitto breve a innescare la crisi abitativa, ma semmai la mancanza di una politica strutturata sulla casa, unita a dinamiche immobiliari ben più complesse».
Anche se c’è da dire che lo studio citato, secondo quanto di recente svelato dalla trasmissione di La7 100 Minuti, è stato realizzato su commissione di AirBnB e sarebbe stato pagato tra i 50 e i 60 mila euro.
Se quella illustrata da Lecis Cocco Ortu «è la linea del Comune, la si dichiari esplicitamente: dove vogliamo far soggiornare i turisti che scelgono Cagliari? Si preferisce un’offerta centralizzata e impersonale o un’accoglienza diffusa, autentica e integrata nel tessuto urbano?», chiede Battelli.
Gli affitti brevi «rappresentano un settore già ampiamente regolamentato, tracciato e soggetto a controlli, che ha contribuito concretamente alla valorizzazione del patrimonio immobiliare, alla riqualificazione di quartieri dimenticati e alla creazione di economia diffusa. Paragonare Cagliari a realtà come Firenze, Napoli o Venezia, come se si trattasse degli stessi fenomeni, rivela una profonda mancanza di conoscenza delle dimensioni in gioco. Giusto per dare un riferimento concreto: l’intero fatturato annuo dell’extralberghiero a Cagliari è inferiore a quello generato in un solo mese di alta stagione da Firenze. Non siamo di fronte a un’invasione, ma a un’opportunità gestibile e già ben disciplinata».
Per il rappresentante degli operatori del settore «non si comprende questo attacco continuo al settore degli affitti brevi, fondato su collegamenti causali che non trovano alcun riscontro nei dati oggettivi. Un settore che, a Cagliari, ha portato ricchezza diffusa, cultura dell’ospitalità, riorganizzazione di interi quartieri, recupero di immobili degradati. Tutto ciò che il pubblico, pur avendone gli strumenti, ha spesso evitato di fare».
L’opposizione
Giuseppe Farris, consigliere comunale di CiviCa 2024, che sul tema ha presentato diverse interrogazioni in Consiglio, spiega che «bisogna contemperare due esigenze all'apparenza contrapposte: il diritto di fare impresa e l'identità della città. È innegabile che i b&b abbiano creato reddito e occupazione, ma è altrettanto innegabile che contribuendo a elevare i prezzi delle locazioni ordinarie abbiano allontanato dal centro della città le fasce della popolazione più giovani, contribuendo a modificare l’assetto di Cagliari, con minori servizi per i residenti e maggiori per i turisti mordi e fuggi. In questo contesto», conclude Farris, «il Comune, anziché mediare tra i diversi interessi, se n'è lavato le mani: non c'è un’azione amministrativa che abbia messo a fuoco il problema».
Enrico Fresu