Istruttore in una scuola di judo in città ma anche presunto molestatore di allieve minorenni affidate alla sua custodia. Una doppia faccia che la Procura contesta al 62enne originario di Siurgus Donigala residente a Quartu ma al lavoro nel capoluogo Nicolò Demuro, il quale tra il 2017 e lo scorso anno avrebbe allungato le mani su cinque ragazze che frequentavano le sue lezioni con «abuso di autorità» e dei «mezzi di disciplina».

Casi di violenza sessuale che saranno discussi davanti al giudice delle udienze preliminari Roberto Cau il 23 novembre alla presenza del pubblico ministero Ginevra Grilletti, che ha istruito il procedimento penale, e degli avvocati Maurizio Balloi (difensore dell’imputato) e Sandra Mura (che si costituirà parte civile per le vittime).

Le testimonianze

L’elenco di comportamenti ricostruiti dagli investigatori grazie alle rivelazioni delle ragazze è lungo e corposo. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, di volta in volta e a seconda dei casi e delle situazioni l’uomo contattava le atlete tramite whatsapp e messenger utilizzando la funzione che consentiva la cancellazione automatica dei messaggi inviati e ricevuti lusingandole sull’aspetto e suggerendo loro quali indumenti intimi indossare; le riaccompagnava a casa e approfittava del momento per allungare le mani; nelle trasferte via nave verso le città in cui si doveva gareggiare, le faceva entrare nella sua cabina e spegneva le luci per poter baciare e toccare quel che voleva indisturbato, episodi che sarebbero accaduti anche nella sua abitazione e persino in palestra. «Sei molto bella», diceva a una ragazzina, suggerendole un certo tipo di slip per avere «molti ragazzi dietro» e convincendola a mandargli fotografie che la ritraevano con indosso la sola biancheria intima. Diversi gli ipotetici episodi durante i quali Demuro avrebbe poggiato le mani sulle gambe delle ragazze facendole salire verso il basso ventre, fatto sdraiare, baciato e stretto a sé le minorenni, scritto messaggi tra cui in particolare quelli coi quali intimava a una allieva di «ubbidire» e «stressarti» per arrivare a ottenere certi risultati.

Le pressioni

Atteggiamento che si lega all’abuso dei mezzi di disciplina, contestazione legata alle pressioni esercitate su quattro atlete perché dimagrissero in vista delle gare di judo così da rientrare nella categoria di peso prevista e scelta da lui per loro: comportamento che, secondo il pm, poteva far insorgere nelle minorenni una malattia anche mentale e disturbi alimentari con «manifestazioni ossessive» nei confronti del cibo: problemi tali da «indurle a pesarsi giornalmente», a cercare di perdere il maggior numero di chili possibile in prossimità della gara «allenandosi anche più volte al giorno usando tute di plastica con sopra altri indumenti per perdere liquidi», ricorrendo «al digiuno, a lassativi» e anche ad altre pratiche «quale chiudersi in bagno con indosso diversi indumenti o una busta della spazzatura e aprire l’acqua calda per riscaldare l’ambiente».

Andrea Manunza

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