In questo agosto "caldo" per la scuola non si placa il malcontento degli insegnanti per il piano straordinario di mobilità.

Con Uil, Cobas, Snals e "coordinamento scuola sarda" oggi i docenti dell'Isola sono scesi in piazza contro l'"esodo" che il primo settembre li costringerà a fare le valige per raggiungere una cattedra fuori dalla Sardegna.

Il disappunto è forte, tornano a parlare di deportazione, "perché - nonostante ci siano le cattedre di sostegno libere - si mandano fuori i docenti", dice Mauro Pili, deputato di Unidos che guida il Coordinamento Scuola sarda.

"I sardi devono restare in Sardegna, la decisione del ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli, che non tiene conto della specificità della Sardegna, spacca le famiglie sarde".

Come noto, infatti, il ministero ha deciso che quest'anno potranno insegnare sostegno solo i docenti che hanno l'abilitazione specifica.

Lo scorso anno quella deroga aveva consentito a tanti professori di insegnare in Sardegna nonostante non avessero l'abilitazione.

LE RAGIONI DEI PROF - VIDEO:

"Il paradosso", spiega Andrea De Giorgi di Cobas Sardegna, "è che alla fine quelle cattedre libere saranno assegnate a professori di terza fascia", cioè supplenti non solo privi di specializzazione sul sostegno ma spesso anche senza esperienza in aula.

In Sardegna il numero dei docenti specializzati per insegnare sostegno è nettamente inferiore al numero degli studenti che hanno necessità del sostegno.

Solo nella provincia di Cagliari i posti "liberi" di sostegno per le scuole medie sono 300.

Il presidio dei docenti è stato organizzato sotto la sede dell'Ufficio scolastico regionale.

Nel pomeriggio l'incontro fra una delegazione di professori e il presidente della Regione Francesco Pigliaru a Villa Devoto.
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