Una serie di frodi nella gestione degli appalti, personale sottopagato e privato delle qualifiche necessarie: il tutto, secondo le accuse degli inquirenti, per utilizzare i fondi pubblici per spese come viaggi, pranzi, noleggio auto di lusso e l’acquisto di oggetti preziosi. È quanto emerso dall’inchiesta dei Carabinieri e della Guardia di Finanza scattata nel 2021 da un esposto anonimo, su delle presunte irregolarità nella gestione di alcuni fondi nei Comuni del Parteolla. Nel mirino degli investigatori è finita la cooperativa sociale Laurus, con sede in via San Benedetto a Cagliari, molto attiva per le collaborazioni di lavoro con diverse amministrazioni. Questa prima parte delle indagini si è conclusa con il sequestro di un milione e 700 mila euro a carico dei quattro indagati accusati di truffa ai danni dello Stato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio. Si tratta del presidente della coop, Alessandro Cara (53 anni di Quartu), della moglie Maria Grazia Meloni (52), amministratrice della società, e dei consiglieri Simona Marras (52, di Cagliari) e Ivo Meloni (50, di Quartu).

Il patrimonio

I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale e i colleghi della compagnia di Dolianova, insieme al personale del Nucleo di polizia economico e finanziaria della Guardia di Finanza, sono entrati in azione martedì, proseguendo le attività di sequestro, disposte dal decreto emesso dal gip, anche ieri. Sono stati recuperati, a carico dei coniugi Cara, 24 orologi di pregio (compreso un Audemars Piguet dal valore di oltre 50 mila euro), 125mila euro, 23 borse dei maggiori marchi e 13 gioielli. A Meloni sono stati sequestrati poco meno di 29mila euro. Ieri c’è stato il sequestro di altri beni, fino al raggiungimento della cifra di un milione e 791mila euro. I quattro indagati sono difesi dagli avvocati Francesco Marongiu (Cara), Pierluigi Concas (Maria Grazia Meloni), Herika Dessì (per Marras e Ivo Meloni). Gianmarco Concas tutela la cooperativa Laurus.

La tecnica

Nella ricostruzione fatta dagli investigatori, e avvalorata dalla Procura, la Laurus si sarebbe aggiudicata delle gare d’appalto (per complessivi dieci milioni di euro) per servizi sociali ed educativi in diversi Comuni, presentandosi come cooperativa sociale a mutualità prevalente pur essendo una società a scopo di lucro e priva di qualsiasi finalità mutualistica. Sarebbero state inoltre emesse fatture per operazioni inesistenti mentre il personale sarebbe stato sottopagato e privato delle qualifiche necessarie per svolgere le varie attività. E una parte di questi fondi pubblici sarebbero stati usati per spese personali definite dagli inquirenti «di lusso».

M. V.

RIPRODUZIONE RISERVATA  

© Riproduzione riservata