La prima precisazione è puramente lessicale: «È ora di smetterla con “caddozzoni”», poi l’attenzione si sposta sulla stretta attualità. I venditori ambulanti di Cagliari, che preferiscono rimanere anonimi, prendono le distanze dalle scritte comparse nei giorni scorsi nella città, dirette contro l’assessore alle Attività produttive, Alessandro Sorgia: «Il meno responsabile», dicono. 

Certamente però la tensione aumenta, i lavoratori si sentono schiacciati dalla burocrazia e dalle sanzioni, e da quella costante spada di Damocle che pende sulle proprie attività: «Riceviamo continuamente la minaccia del verbale da 5 mila euro per occupazione abusiva del suolo pubblico, ma a volte basta davvero pochissimo». Come nel caso di uno di loro, tagliato fuori dalla maxi-stangata: «Ricevuta per aver posizionato un carrello da un metro quadro coi palloncini in Piazza Yenne (e la vendita itinerante è vietata nel centro storico): di fatto, non posso più fare domanda al Comune di Cagliari. Sono costretto a lavorare altrove, con sagre e fiere». Ed è anche sulla proporzione delle sanzioni che pone l’accento il legale Marcello Medici: «Dovrebbero mettere le persone nella condizione di tornare in carreggiata, e non espellerle dal mercato. È sempre la stessa storia», prosegue l’avvocato, «l’ambulante è il reietto che dev’essere esclusivamente controllato e sanzionato. In realtà svolge una funzione sociale, offre un servizio, basti pensare ad altre città italiane: a Palermo il mercato di Ballarò è una meta turistica. Qui c’è un senso di vergogna».

Non solo, perché Medici critica aspramente anche la natura delle sanzioni: «Abbiamo chiesto una modifica del regolamento comunale sul commercio ambulante: ad oggi prevede interdizioni e decadenze in modo automatico e immediato. Dovrebbe esserci», dice il legale dei venditori, «un procedimento più ampio, con sanzioni pecunarie prima, e interdittive poi, in caso di reiterazione. Invece scatta immediatamente la sospensione delle attività. Ma non finisce qui: se i giorni di sospensione superano i quaranta nel corso del biennio, viene fatta decadere la concessione: io la trovo una bestialità».

Ed è proprio l’incubo del potenziale stop a mettere in apprensione i titolari dei camion bar, che lamentano sospensioni  legate a situazioni che non hanno alcuna correlazione con la loro attività: «Recentemente ho ricevuto la comunicazione», racconta un ambulante, «che non avrei potuto avere l’autorizzazione per la festa di Sant’Efisio. Il motivo? Mio figlio aveva avuto un guasto con la macchina (intestata a me) e aveva ricevuto una contravvenzione per averla lasciata in Ztl: per un errore, ha pagato 12 euro in meno». In questo caso una piccola somma, ma ci sono situazioni anche di più ampia portata: «Io sono fermo», dice un altro commerciante, «per 7300 euro di verbali amministrativi risalenti al 2000, ventitré anni fa. Ho chiesto di cosa si trattasse, mi hanno risposto che non sono tenuti a conservare un archivio». Ma il legale Marcello Medici aggiunge che un concessionario può essere bloccato anche per una Tari non pagata nella propria abitazione. Un’altra situazione oggetto di malcontento è quella dello stadio, dove avviene il pagamento di un canone per tutta la stagione calcistica del Cagliari. Ma in caso di assenza per tre partite, si perde “l’anzianità”, ciò che consente ai camion bar fedelissimi di posizionarsi negli slot strategici. 

Gli operatori denunciano poi una burocrazia logorante: un esempio l’utilizzo della Pec, fondamentale per le richieste: «Molti di noi neanche sanno usare il Pc». Così la frustrazione aumenta, al pari della sensazione di avere tanti doveri e nessun diritto: «Abbiamo vinto un bando per 17 postazioni in giro per la città», raccontano, «e stiamo ancora aspettando. Periodicamente inviamo una richiesta, sprecando una marca da bollo ogni volta, e riceviamo solo scuse: l’ultima riguardava la mancanza dei cartelli di divieto di sosta». 

Insomma, gli ambulanti non vogliono guerre, né generalizzazioni sugli errori e i gesti di pochi, lamentano soprattutto la carenza di comunicazione: «Non riusciamo ad avere un dialogo, sbattiamo contro un muro di gomma».

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