A Cagliari il tasso di dispersione scolastica resta allarmante, come d'altronde in tutta la Sardegna, seconda solo alla Sicilia nella classifica delle Regioni italiane col più alto numero di abbandoni.

Nel 2013/14 - secondo il dossier di Tuttoscuola - la percentuale in città era del 36,5%.

Ora pare sia in miglioramento - l'ultimo dato regionale ha visto un calo da 22,9 a 18,1 punti percentuali in un solo anno - ma resta comunque ben oltre la media nazionale del 13,8%.

L'emorragia vera e propria avviene nel biennio della superiori, al limite dell'età dell'obbligo scolastico che è di 16 anni, ma i servizi sociali del Comune si occupano anche di bambini con meno di 10 anni che non frequentano, se non saltuariamente, la scuola.

Vengono da famiglie con gravissimi problemi sociali ed economici.

Situazioni a volte disperate.

Il record negativo lo detiene Sant'Elia, il rione che ha la più bassa scolarizzazione della città: il 30% della popolazione con la sola licenza elementare (o analfabeta) e appena il 4% con diploma o laurea.

Non a caso qui è operativo da due anni il progetto nazionale Frequenza 200 della Cooperativa Sociale "La Clessidra" e della "Fondazione Somaschi" onlus in partenariato con l'assessorato alle Politiche sociali del Comune e con la ong WeWorld, che si occupa di aiutare oltre cento ragazzini a rischio dai 10 ai 15 anni.

Il centro apre da lunedì a venerdì, tre ore al giorno, e fa sostegno scolastico e attività ludico-ricreative coinvolgendo i genitori e le associazioni del quartiere in sinergia con le due scuole inserite nel progetto, gli istituti Randaccio Tuveri e Colombo.

La vera emergenza riguarda però le superiori.

Nell'ultimo anno, su 14.297 ragazzi iscritti negli istituti cagliaritani, ben 2.523 hanno abbandonato la scuola o sono sono stati respinti.

Il picco negli istituti professionali, dove la dispersione riguarda un ragazzo su tre.
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