La tac ha dato notizie confortanti. Nessun organo lesionato, solo ferite superficiali. Due fendenti sferrati a pochi centimetri dai polmoni, dai reni ma "che fanno più male al cuore", dice mentre fa di tutto per ricacciare le lacrime che gli velano gli occhi. Seduto sul letto del reparto di Chirurgia al terzo piano del Policlinico, Luciano Incani, ristoratore sessantaduenne di Sant'Avendrace, ferito martedì sera da due coltellate inferte da un aiuto cuoco egiziano che saltuariamente lavora nel suo locale, fa un passo indietro con la memoria per cercare di raccontare "quegli attimi di follia, di violenza assurda" che in una frazione di secondo hanno stravolto la sua vita. Fortunato, tutto sommato, a pensare a quello che la lama affondata per due volte nella sua schiena avrebbe potuto provocare.

IL RACCONTO - Luciano Incani alza la giacca del pigiama e mostra i cerotti che coprono le ferite. "Qui mi ha colpito, una prima e una seconda volta. Il perché non lo so, so soltanto che ho sentito due botte inspiegabili mentre stavo accendendo le luci del locale. Poi ho sentito il sangue, l'ho visto gocciolare sul pavimento. D'istinto sono corso a prendere il ghiaccio, mi ha aiutato Nicola (il cuoco, ndr ), poi mi hanno soccorso altri amici e conoscenti che si trovavano fuori dal ristorante, dall'altra parte della strada". Fino all'arrivo dell'ambulanza del 118, degli agenti della Volante e i Falchi della Mobile che si sono messi immediatamente sulle tracce dell'aggressore. Ehab Mohamed Abdel, egiziano di 41 anni, era ormai lontano. Camminava, in preda alla disperazione, in viale Merello. Convinto di essere l'assassino del suo datore di lavoro. "L'ho ucciso", ha ripetuto ai poliziotti mentre si consegnava senza opporre resistenza.

In ospedale il ferito cerca una spiegazione e guarda sua moglie che gli sistema i capelli con dolcezza. "È un uomo perbene, un lavoratore instancabile". Un ristoratore storico della città che dal primo locale del Corso alla sua ultima creazione, "da Luciano" in viale Sant'Avendrace, si è trascinato dietro affezionati clienti conquistandone moti altri. Per la cucina, per la sua proverbiale allegria e goliardia che l'ha spesso portato, a fine serata, a cimentarsi tra i tavoli nelle imitazioni di Celentano. Mosse comprese.

"Non conosco il motivo dell'aggressione, ricordo i colpi alla schiena ma non mi sono neppure reso conto di essere stato accoltellato, tanto meno ho capito che a farlo era stato l'egiziano. Non lo vedevo da tempo, mi spiace, non ci voleva". La commozione strozza le parole. "Sarò di nuovo Luciano", dice accennando un timido sorriso mentre la voce s'ingrossa per l'entusiasmo e la voglia di lasciarsi alle spalle questo episodio spiacevole e balordo e ritrovarsi, ancora una volta, tra gli amici e i tantissimi clienti del quartiere in cui lavora, vive e dove tutti lo conoscono.

I FATTI - Le diciannove e trenta sono passate da pochi minuti quando Luciano Incani solleva le serranda del ristorante al civico 122. Con lui c'è il cuoco. Una volta all'interno, quest'ultimo raggiunge la cucina per cominciare a predisporre fornelli, pentole e padelle. Manca davvero poco all'ora di cena e tutto dev'essere in ordine quando il primo cliente metterà piede nel locale. Il ristoratore raggiunge l'interruttore per illuminare la sala quando avverte sulla schiena due colpi. Non capisce, non realizza. Il dolore non si è ancora fatto sentire. Pochi secondi e le forze cominciano a fuggir via. Fa due passi, raggiunge una sedia. Improvvisamente non sta più bene. Lo stordimento aumenta quando il sangue scorre sotto gli indumenti, li bagna. Riscalda la schiena. Scivola via verso il pavimento. Solo allora il ristoratore si rende conto e ha paura. L'angoscia lo sorprende. Il primo a correre in suo aiuto è il cuoco. Quindi altre persone che si trovano per strada, in quel momento nel viale ancora trafficatissimo.

I SOCCORSI - "Non ricordo altro, non ricordo nulla", racconta dal suo letto d'ospedale. La notizia rimbalza veloce nel rione. Amplificata dalle sirene dell'ambulanza del 118 che di lì a poco lo accompagnerà al pronto soccorso del Policlinico Duilio Casula, da quelle delle volanti della Polizia e delle auto della Mobile coordinate dai dirigenti Dario Mongiovì e Marco Basile. Saranno i Falchi e i loro colleghi della volante a rintracciare verso le venti e trenta l'aiuto cuoco e recuperare il coltello che era stato scaraventato sotto un'auto in via Tirso. Questione di soldi, si dirà più tardi. Un pagamento più volte richiesto da Ehab Mohamed Abdel, ora arrestato per tentato omicidio.

Andrea Piras

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