Anche in Sardegna la Protezione Civile Regionale è in prima linea come braccio operativo delle azioni messe in campo da Villa Devoto per contrastare l'epidemia da Coronavirus.

Il responsabile è il presidente Christian Solinas che si avvale dell'opera del direttore generale Antonio Belloi, ingegnere nuorese, dallo scorso anno alla guida di un settore delicatissimo che ha numerosi compiti e vive costantemente in trincea pronto ad intervenire per le varie emergenze che si susseguono nell'Isola e non solo.

In questa drammatica lotta contro la pandemia l'impegno è totale.

Lo abbiamo intervistato per conoscere meglio il lavoro di questo fondamentale dipartimento della Regione.

Ogni giorno gli italiani assistono alla conferenza stampa del Responsabile della Protezione Civile Nazionale che fornisce l'aggiornamento dei dati sull'epidemia. Qual è a livello isolano il compito della Protezione civile regionale?

"In stretto raccordo con la Protezione Civile Nazionale, quindi con il suo capo Angelo Borrelli, ogni giorno, da ancor prima che si dichiarasse lo stato di emergenza nazionale, collabora e pianifica le azioni a supporto della sanità da porre in essere nel territorio sardo. Ogni capo della Protezione civile regionale siede al tavolo del coordinamento nazionale che ogni mattina si riunisce in video conferenza, e anche più volte nel corso di una giornata a seconda delle varie fasi gestionali dell'emergenza, per fare il punto sul lavoro svolto il giorno precedente e per definire le linee di azione comuni a tutte le regioni, sempre lasciando un margine di discrezionalità ai singoli direttori territoriali per soddisfare le esigenze locali che variano, quotidianamente, da regione a regione".

E ora, nello specifico, come state operando?

"Considerato che dal 2009 la Regione Sardegna ha istituito una direzione generale di protezione civile, potenziando il settore in raccordo col lavoro messo in campo dalla Protezione Civile Nazionale che è diventata un modello di riferimento a livello europeo, tutto il coordinamento dei volontari è in capo al nostro ufficio e oggi conta quasi 200 associazioni di Protezione Civile più il personale di Forestas e del corpo forestale dislocati nell'intero territorio regionale con unità operative a disposizione h24. Con la recente legge 9, approvata il mese scorso dal Consiglio Regionale, sono state recepite le ultime indicazioni della Protezione Civile Nazionale che ci hanno permesso di dichiarare lo stato di emergenza regionale, strumento snello che ci consente di affrontare in modo tempestivo tutte le problematiche a supporto del sistema sanitario".

Quanti sono gli operatori di protezione civile impegnati nella lotta all'epidemia?

"Il totale dei volontari raggiunge le 6500 unità e quasi tutti, ora, sono mobilitati per questa eccezionale e gravissima emergenza che, voglio ricordarlo, è una pandemia causata da un virus sconosciuto fino allo scorso mese di gennaio. Sembra un tempo infinito, ma in realtà non sono trascorsi neanche tre mesi e già ci sono studi sperimentali nel mondo, e anche in Italia ed in Sardegna, per la produzioni di farmaci e vaccini".

Qual è la situazione attuale dell'epidemia?

"La situazione della Sardegna a oggi è molto triste per le perdite umane e per le ricadute economiche, anche se molto meno estesa rispetto ai territori della prima zona rossa, perché non c'è un contagio diffuso tra la popolazione. Questo grazie anche alle restrizioni dei trasporti da e per la Sardegna, misura drastica richiesta dal presidente Christian Solinas una volta verificatisi i primi casi in Italia. Un'esigenza forte formulata al Governo nazionale per prevenire la diffusione capillare del virus, in un primo tempo non compresa e non accordata, e poi concessa dal ministro Paola De Micheli sulla base delle pressanti sollecitazioni della Regione in abbinamento all'aggravarsi della situazione, soprattutto, in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna".

Chi può entrare oggi in Sardegna?

"Oggi l'accesso in Sardegna è concesso solo previa richiesta al Presidente della Regione. Possono entrare nell'Isola solo coloro i quali dimostrano casi urgenti e comprovati da necessità indifferibili, oltre a chi, col proprio lavoro, consente l'approvvigionamento della filiera alimentare e farmaceutica e il soddisfacimento di tutte le altre esigenze che permettono ai sardi di trovare tutto l'occorrente per affrontare un fase tragica mai vissuta dal secondo dopoguerra a oggi".

Visto che rispetto alle zone più colpite, la Sardegna è stata interessata al contagio con due settimane di ritardo, come vede la riapertura per il 3 maggio?

"Personalmente per la Sardegna professerei più cautela perché tutto dipende da come evolve la curva del contagio e dalle indicazione dei nostri scienziati sulla base dei dati che riscontriamo giorno per giorno. Riaprire prima del contagio a zero, anche se il cosiddetto parametro R-0 fosse inferiore a 1, potrebbe rappresentare un rischio concreto per una ripresa dell'epidemia che costringerebbe a ulteriori e magari più lunghe restrizioni. Nessun sardo credo voglia una simile iattura. Se fossero necessari, faccio un esempio, altri 10 giorni per azzerare il numero dei pazienti malati, la Regione farà certamente sentire la propria voce sia in sede governativa che, tramite me, al tavolo di coordinamento della Protezione Civile Nazionale, il Comitato operativo Nazionale. Se invece il 3 maggio la situazione sarà risolta in modo radicale saremo ben lieti di inaugurare la fase 2 e poter restituire la libertà di movimento ai cittadini sardi. Voglio ricordare che, successivamente alla nostra richiesta di restrizioni sui trasporti, ci hanno seguito, per fare due esempi, la Sicilia e la Calabria per i collegamenti nello stretto di Messina, segno evidente che la misura funziona e la popolazione chiede di essere protetta e tutelata".

Quindi?

"Non ho la sfera di cristallo. Siamo supportati da un comitato di qualificatissimi esperti di livello internazionale che segue con noi l'evolversi della situazione giorno per giorno e verifica il numero di nostri concittadini, ai quali siamo vicini col cuore, con lo spirito e con il nostro operato quotidiano, che devono affrontare questo terribile nemico invisibile assistiti amorevolmente dalle cure di una validissima e straordinaria classe medica e dal supporto di personale infermieristico d'eccellenza, scrupoloso, generoso e instancabile. Intanto auspico che al più presto possa partire la tracciatura dei malati tramite l'app che la Regione ha predisposto e che il ministero della Sanità autorizzi le regioni, con i fondi europei stanziati dal vertice dei ministri dell'Economia per l'emergenza sanitaria, ad effettuare su tutta la popolazione i tamponi e i test sierologici al fine di individuare i cittadini immuni e quelli che necessiteranno, durante la fase 2, della massima protezione perché ancora positivi. Posso solo augurarmi che, rispettando rigorosamente tutte le misure restrittive, dal distanziamento fisico al lavaggio delle mani fino alla permanenza in casa, la situazione si risolva nel più breve tempo possibile, magari anche prima del 3 maggio".

Quali altre azioni avete messo in campo?

"Tantissime. Il nostro centro logistico operativo di Macchiareddu è attivo tutti i giorni h24 e alla Fiera abbiamo attivato temporaneamente un centro di smistamento perché la mole di materiale da distribuire è enorme. Inoltre era necessario assicurare al nostro personale di lavorare in sicurezza garantendo il distanziamento fisico raccomandato dall'Istituto Superiore di Sanità fondamentale per evitare il contagio tra gli operatori ed i volontari. Se, per esempio, arriva un aereo militare alle 4 del mattino il centro è pienamente in funzione pronto a registrare il materiale pezzo per pezzo, scaricarlo e organizzare tempestivamente la distribuzione sul territorio regionale. Inoltre in capo alla protezione civile c'è la funzione denominata 'supporto alla popolazione' coordinata con i sindaci e con le varie associazioni di volontariato. Anche le tendostrutture del pre triage, tipo ospedale da campo, per l'accoglienza dei malati di Coronavirus e dei casi sospetti sono state montate dalla nostra direzione, e addirittura al SS. Trinità e a Oristano abbiamo allestito delle vere e proprie sale operatorie destinate ai reparti di ginecologia e ostetricia per consentire alle mamme in dolce attesa colpite dal Coronavirus di partorire in sicurezza con la garanzia di non contagiare altre degenti ricoverate all'interno dell'ospedale".

Qual è la situazione sull'approvvigionamento di mascherine e ventilatori?

"Posto che ogni singola azienda sanitaria, ogni struttura pubblica e privata deve autonomamente provvedere a reperire i dispositivi di protezione individuale previsti dai protocolli, la Regione Sardegna ha deciso di implementare la fornitura, che solitamente viene garantita dal nostro Dipartimento ma che con l'emergenza in atto non basta neanche a soddisfare il servizio sanitario regionale, con un approvvigionamento straordinario mediante fondi regionali, anche in considerazione del mancato arrivo di mascherine e altro materiale richiesto al Governo e ancora non pervenuto se si eccettuano alcuni macchinari consegnati dalla Protezione Civile Nazionale".

Qualche cifra?

"Da Roma ci sono arrivati 30 ventilatori polmonari. Altri 30 li abbiamo acquistati in autonomia. Con le nostre forze e attraverso canali internazionali, dopo il primo carico di un milione e 700 mila mascherine, distribuite capillarmente agli operatori del comparto sanitario, Case di Riposo, RSA, e al personale in prima linea come i medici di famiglia, tutte le forze dell'ordine, i farmacisti, i volontari e i vari uffici coordinati dalle Prefetture, siamo in attesa dell'arrivo del secondo carico dei complessivi 4 milioni di pezzi con il secondo lotto in consegna giovedì prossimo nel quale sono comprese anche le ricercatissime mascherine ffp3. Pensi che a Roma ne hanno solo 30.000 e il nostro sistema sanitario, da solo, ha un fabbisogno di circa 25.000 mascherine ffp3 a settimana. Già in queste ore arriveranno, in aggiunta, 4000 tute per il personale sanitario, che sono riuscito ad ottenere tramite il collega del Friuli Venezia Giulia e la Croce Rossa Nazionale per inviarle con la massima urgenza a medici e personale del sistema sanitario regionale. Purtroppo la richiesta a livello mondiale è più che centuplicata, tutti gli Stati sono alla ricerca di dispositivi e la capacità produttiva della filiera internazione, soprattutto del mondo asiatico che è da sempre leader nel settore, non è in grado di soddisfare la domanda complessiva anche perché pervenuta, purtroppo, nello stesso lasso temporale. Un disastro per tutti".

La fase 2 del dopo Coronavirus che impegno prevede per la Protezione Civile Regionale?

"Tra i compiti della Protezione Civile c'è anche l'attuazione degli interventi necessari per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi. Per questo è stata dichiarata l'emergenza regionale fino al 31 luglio, un periodo abbastanza ampio che ci consentirà di dispiegare tutto il nostro impegno con meno burocrazia nella fase 2, quella di riapertura graduale delle attività in cui supporteremo il servizio sanitario, le istituzioni, le attività economiche e produttive, i sindaci e la popolazione. Siamo costantemente al servizio dei sardi con l'augurio che questa tragica epidemia presto sia solo un lontano ricordo. Auguro a tutti i cittadini buona Pasqua e in particolare a tutti coloro che saranno in trincea anche in questi giorni di festività e a chi sta soffrendo".

L.P.
© Riproduzione riservata