«La mia è una storia di riscatto, sogni e qualche scommessa», racconta Consuelo Todde, ricamatrice 35enne cagliaritana che ha fatto dell’ago e filo la sua vita. E oggi, dopo i corsi di alta formazione tra Milano e Cagliari, afferma che «non tornerei più alla vita di prima, perché sento di aver creato qualcosa che prima era quasi introvabile. Il lavoro fisso l’ho avuto ma sapevo che per me c’era in serbo altro. Oggi creo e vivo nella mia Isola, dove tutto è nato, è un privilegio». E il successo, insieme alle prime conferme, sono già sotto i suoi occhi: «Ho partecipato a diversi concorsi mondiali con alcuni dei più bravi decoratori e ricamatori, a suon di perline, cristalli swarovski e tessuti pregiati. È andata benissimo. E questo mi ha aperto gli occhi su un mondo che prima non credevo esistesse». Tra le sue creazioni brillano confezioni sartoriali ricercate, personalizzazioni con tessuti preziosi e quadri ricamati su tela, tra i quali spiccano alcuni grandi classici come la Notte stellata e gli Iris dell’artista olandese Van Gogh.

I PRIMI PASSI. «Ricordo bene quando da adolescente vedevo il grigiore dei palazzi di periferia che mi circondavano. Sono cresciuta a San Michele, con tante difficoltà. Sembrava che non ci fosse un’alternativa per me, ma le mie radici mi hanno dato l’input per cambiare prospettiva e creare panorami diversi, solo per me», spiega Consuelo. Così lei, nipote di sarta che ha giocato per tanto tempo con gli “strumenti del mestiere”, ha deciso di abbracciare un percorso che l’ha portata lontano. «Milano è stata la mia meta principale. Lì ho imparato tecniche straordinarie da una maestra d’eccellenza che ha lavorato nella maison di Chanel. Quello che prima vedevo solo sui video di Youtube è diventato la mia quotidianità». Questo ha richiesto una formazione costosa e impegnativa, affrontata con i sacrifici di anni di lavoro senza sosta, «di quando appena adolescente ho messo da parte tutto per iniziare a costruirmi un futuro». 

LE NUOVE TECNICHE. Lontano da Cagliari, le masterclass milanesi corrono veloci. Ma poi arriva la tecnica che «mi ha stregata»: quella francese del lunéville. «Rispetto a quella con l’ago, permette applicazioni rapide di perline e paillettes. Il lavoro necessita di un telaio rettangolare sul quale si fissa un tessuto – principalmente organza di seta – che viene ricamato sul rovescio». La novità, unita alle basi sartoriali apprese in famiglia, «mi hanno portata a confezionare abiti speciali, difficili da reperire sul mercato e allo stesso tempo ricercatissimi», spiega Consuelo che sorridendo ammette anche che «le mie clienti arrivano con un’idea e un disegno. Non c’è bisogno di stampe o stoffe ad hoc: tutto quello che immaginano lo posso creare. Non c’è limite alla fantasia: dai ricami grandi quanto un quadro alle miniature piccole come una moneta da 1 centesimo».

...E QUELLE ANTICHE. Ma un desiderio non ha mai abbandonato l’artigiana che dopo aver imparato l’arte delle grandi firme non ha potuto mettere da parte quella “di casa”. «Come avrei mai potuto lasciar stare i decori, le stoffe e le tradizioni della mia Sardegna? Mi sarei sentita una professionista a metà». E così, nonostante l’attività avviata e le commissioni sempre maggiori «che riesco a smaltire con enorme fatica, crescono sempre più e io ancora stento a crederci», arriva una nuova tappa nel percorso formativo. Così arriva l’iscrizione al corso di ricamo sardo campidanese, con i suoi dettagli caratteristici: dal punto lanciato, al punto nodino, alla tipica imbottitura creata con il filo da imbastitura.

IL FUTURO. Tra i prossimi progetti c’è lo studio approfondito della tradizione, per trovare il giusto equilibrio tra l’arte del ricamo di lusso e quella sarda. «Mi piacerebbe creare una linea dedicata alla Sardegna, le mie clienti seguono i lavori, si appassionano e penso che sarebbe un modo per mantenere viva quest’arte che ha reso grande la nostra Isola, della quale andiamo tanto orgogliosi. L’idea di poter tramandare e tener vivo un mestiere così affascinante e antico mi lusinga. Mi sono costruita un lavoro su misura, e lo rifarei oggi stesso», conclude Consuelo.

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