Se n’è andata in silenzio, con quella discrezione gentile che lasciava spazio agli altri, mai a sé stessa. È morta Nanda Sedda, infermiera stimata del Santissima Trinità e anima instancabile del volontariato sardo. Coordinatrice del Csv Sardegna Solidale, coreferente di Libera Sardegna e fondatrice dell’associazione La Strada, nata nel carcere di Quartucciu nel 1989, Nanda ha dedicato la vita a chi aveva più bisogno, senza mai chiedere nulla in cambio.

«È una giornata difficile per parlare di lei, troppo triste, per me era molto più del mio braccio destro», ha detto con voce commossa Giampiero Farru, presidente di Sardegna Solidale. «Era il motorino del volontariato: li conosceva tutti e tutti dovevano essere coinvolti. Non si fermava mai».

Così la ricordano amici e colleghi: un concentrato di energia, tenacia e cuore. «Tirava dentro tutti e non si è mai risparmiata», raccontano.

Anche quando la malattia ha bussato alla sua porta, due anni fa, Nanda ha scelto il silenzio. Nessuno sapeva nulla, per sua volontà, fino a pochissimi giorni fa. Ha continuato a lavorare, ad ascoltare, a prendersi cura degli altri come se nulla fosse. Un impegno così autentico da muovere anche don Luigi Ciotti, che domenica ha rinunciato a partecipare alla marcia della pace di Perugia per poterla salutare.

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La sua scomparsa lascia un vuoto profondo, non solo tra i volontari e nel mondo del sociale, ma in tutta la Sardegna, Nanda Sedda è una di quelle donne che ha insegnato, con il suo esempio silenzioso, che la vera forza è quella che si dona.

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