Di solito quando una persona viene ricoverata, non appena si riprende viene dimessa. Ciò avviene dopo che il medico che ce l’ha in cura firma un apposito foglio. Nel caso di un bimbo di dieci anni ricoverato al Brotzu, questo foglio sembra non voglia firmarlo nessuno. «Da due giorni siamo ostaggi in ospedale», denuncia il padre che ieri ha presentato una denuncia ai carabinieri di Su Planu.

La vicenda, secondo il genitore del ragazzino, è andata così: «Ad agosto il bambino era stato operato al Brotzu per un’aritmia cardiaca e dopo qualche giorno era stato dimesso», riferisce. «Questo martedì ha avuto di nuovo una piccola aritmia ed è stato portato al pronto soccorso del San Michele, dove è stato tenuto in osservazione per alcune ore prima di essere ricoverato nel reparto di cardiologia. Non quella pediatrica, che non ha posti letto, ma quella degli adulti che per le cure si avvale comunque della consulenza dei colleghi dell’ambulatorio di cardiologia pediatrica. Quando arriva il momento delle dimissioni», aggiunge l’uomo, «i medici della cardiologia non firmano il foglio perché sostengono che debbano firmarlo i colleghi della cardiologia pediatrica, i quali nonostante abbiano dato parere favorevole al ritorno a casa del bambino non danno il via libera perché sostengono che a farlo debba essere chi lo ha ricoverato. L’alternativa», evidenzia ancora il genitore, «era che firmassi io le dimissioni prendendomi la responsabilità. A questo punto mi sono rivolto alla direzione sanitaria, poi sono andato dai carabinieri più vicini per sporgere denuncia». 

La direttrice generale del Brotzu, Agnese Foddis, replica. «Si tratta di un problema organizzativo al quale l’azienda sta trovando una soluzione», spiega. «È chiaro che a firmare le dimissioni devono essere i cardiologi che hanno competenza sui bambini, non quelli che si occupano degli adulti, che non hanno le stesse competenze. E del resto si è fatto così per 35 anni. In ogni caso tutto ciò accade per un eccesso di zelo, perché per noi la priorità è la tutela del paziente».

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