«Azienda rovinata dall'aeroporto»Falde inquinate dallo scalo di Decimo
Dopo l'esproprio di 160 ettari negli anni Trenta, all'imprenditore agricolo è rimasta un'azienda di 25 ettari con i pozzi inquinati. Dopo vent'anni il Tribunale ha negato il risarcimento dei danni. Cristina Amat: il cherosene ha inquinato le falde d'acquaNegli anni Venti era un'azienda agricola modello nel Campidano. Duecento ettari di pascolo, frutteti, bestiame e soprattutto tanto grano. «Mio nonno, Arrigo Marongiu, fu insignito di una medaglia d'oro al valore agricolo da Benito Mussolini in persona», ricorda commuovendosi Cristina Marongiu-Amat. Quel che resta oggi sono 25 ettari scarsi, sopravvissuti all'esproprio per pubblica utilità avviato negli anni Trenta dallo Stato: «Dove c'erano i terreni della mia famiglia è sorto l'aeroporto militare». Convivenza difficile. «Per vent'anni la mia famiglia è stata in causa contro l'amministrazione militare. Le perdite di carburante nella condotta che da Monte Urpinu a Cagliari portava il carburante a ridosso delle piste dell'aeroporto hanno danneggiato gravemente i pozzi e le falde d'acqua necessari per irrigare i nostri campi: per anni non è cresciuto più nulla».
IN TRIBUNALE La beffa, dopo una lunghissima battaglia legale proseguita dai nipoti dei pionieri scomparsi, è arrivata nei mesi scorsi: il Tribunale civile di Cagliari ha rigettato la richiesta di risarcimento dei danni presentata dalla famiglia Marongiu-Amat di Sanfilippo. «Neanche i vertici militari - spiega Cristina Marongiu - hanno mai negato l'inquinamento e il fatto che dai nostri pozzi non uscisse acqua ma cherosene per i jet supersonici. Ma non siamo riusciti a dimostrare, ricevute alla mano, la perdita di produttività di campi che per tanti anni non abbiamo potuto irrigare. Documenti che avevano i miei nonni e che non è stato possibile recuperare. Siamo pronti al ricorso in Appello anche perché nelle cause agricole dovrebbe far fede la perizia di esperti agronomi e periti nominati dal Tribunale, e il dottor Giacomo Oppia e l'ingegnere Vittorio Pirisi non avevano lasciato dubbi sui danni causati dalle falde inquinate».
CONCILIAZIONE E dire che la stessa Difesa, qualche anno fa, era pronto a un accordo con la parte lesa, arrivando a proporre un indennizzo di 24 mila euro. «Ci sembrava un obolo - spiega Cristina Marongiu - noi volevamo giustizia per una questione di principio: ne avevamo chiesti 80 mila».
Quella di Arrigo Marongiu, negli anni Venti, era la classica impresa agricola vecchio stile: «Nel podere nelle campagne tra Decimomannu e Villasor - spiega la nipote - vivevano cinque famiglie di coloni. Dovevano lavorare i frutteti, capaci di produrre ottimi agrumi e deliziose pesche, e accudire il bestiame, pecore e vacche».
Il podere modello si scontrò con le esigenze militari dell'asse Roma-Berlino: in previsione della Seconda guerra mondiale al fianco della Germania nazista di Hitler, Mussolini allestì in Sardegna due Basi militari, quelle di Decimomannu e Villacidro, oltre agli aeroporti di Elmas, Monserrato, Alghero e Olbia idroscalo. Proprio da Decimomannu partì la prima azione di guerra in assoluto dell'Italia: il 12 giugno del 1940 un ricognitore decollato dalla Base sorvolò il porto francese di Biserta dando le indicazioni per il raid del giorno dopo nel quale 24 velivoli italiani affondarono una nave e danneggiarono sommergibili e la rete ferroviaria.
DOPOGUERRA L'attuale base aerea fu costruita nel 1954. «Ormai la nostra azienda era ridotta a quasi niente - prosegue Cristina Marongiu-Amat - e l'inquinamento delle falde l'ha danneggiata ulteriormente. Anche in altri poderi vicini al nostro si sono verificati problemi analoghi. Non è vero che solo nel 2007 e nel 2009 sono cominciate le perdite nelle condotte di carburante che riforniscono la Base e che hanno di recente riversato 32 mia litri di carburante avio nel sottosuolo». Per la bonifica, ancora in corso, il Ministero della Difesa ha già speso 900 mila euro e altri 500 mila si precede di impiegarli nel prossimo appalto europeo.
PAOLO CARTA