È un mosaico di chiaroscuri quello che sta accompagnando il cambio al vertice nell’Autorità portuale sarda (Adsp). Massimo Deiana, il presidente non più ricandidabile dopo due mandati consecutivi, deve lasciare a luglio. Il successore lo decide il dicastero delle Infrastrutture, ma sentita la Regione. Agli inizi di marzo, il viceministro Edoardo Rixi è venuto nell’Isola proprio per discutere con Alessandra Todde il da farsi. Adesso la governatrice ha un’occasione formidabile per «difendere le prerogative della Sardegna», quelle stesse invocate da Todde non più tardi di mercoledì, quando il Governo ha ufficializzato l’impugnazione della legge sulla sanità (la quarta in questo primo anno di legislatura).

Il quadro nazionale

Carpire le mosse romane non è possibile. Dal quartier generale di Rixi sono ben attenti a non scoprire le carte. E a domanda precisa, seppure informale, sul fatto che la decisione per l’Autorità portuale sarda non sia ancora presa, viene lasciato intendere quanto tutte le scelte siano in alto mare sino a quando il ministro Matteo Salvini non firma i decreti di nomina. Certo è che i nuovi presidenti sono decisi in sette Adsp su quattordici. Ovvero, Friuli, Emilia Romagna, Puglia lato Adriatico e Puglia (Ionio), più Toscana, Genova e Messina. Ingaggi da chiudere, invece, a Civitavecchia, Venezia, Napoli, Gioia Tauro, La Spezia, Palermo e appunto Cagliari. Con queste ultime due partite che, stando alle indiscrezioni, sembrano più indietro delle altre.

Tutto è possibile

Ovvio che il centrodestra voglia mettere la bandierina su quante più autorità possibili, sfruttando la posizione di governo. E le mosse di Rixi, pur nell’apprezzabile diplomazia politica, vanno in questa direzione. Ma Todde potrebbe dire coi risultati, e non solo a parole, di aver fatto contare la Sardegna sui tavoli nazionali. Del resto in Friuli, regione a statuto speciale come la Sardegna, il governatore Massimiliano Fedriga non ha accettato né cooptati né nomi imposti da fuori e all’Adsp di Trieste ha fatto nominare il segretario generale, Antonio Guerrieri, che lavora per il porto friulano da trentacinque anni. La linea della continuità ha prevalso sopra ogni cosa.

Le mosse

In Sardegna il match degli scali marittimi è in mano solo a Todde. L’assessora ai Trasporti, Barbara Manca, non è coinvolta nella trattativa con Roma e nemmeno era presente in Regione durante la visita di Rixi. Da viale Trento filtra, e non è una novità, che la governatrice abbia messo le competenze come condizione di ingaggio. Ma adesso che nei comunicati della presidente il tema delle prerogative dell’Isola torna con forza, anche il criterio della sardità può diventare un vantaggio. Per almeno una ragione di sostanza: la gestione dell’Adsp regionale, la più estesa d’Italia con nove scali marittimi, richiede una profonda conoscenza delle peculiarità locali perché mette insieme porti profondamente diversi tra loro. Si va da Cagliari, hub da record su merci e crocieristi, a Olbia, prima in Italia per traffico passeggeri. Sarroch è un’infrastruttura a uso esclusivamente industriale, al pari di Oristano. Completano la lista Portovesme, Porto Torres, Santa Teresa, Golfo Aranci e Arbatax. Tutti di prim’ordine nell’economia regionale.

Numeri e nomi

I margini perché la Sardegna sia protagonista della scelte si ricavano anche dalle mosse di Michele Emiliano ed Eugenio Giani, governatori di Puglia e Toscana. Entrambi sono riusciti a piazzare un presidente del Pd. Cioè, con Roma si può trattare. E Todde avrebbe ragioni da vendere per non volere i papabili di cui si fanno i nomi. Federica Montaresi, spezzina di Sarzana, classe 1974, in Sardegna non ha mai lavorato. Peraltro: per Todde la quota di genere conta poco, viste le recenti nomine nelle Asl, dove la governatrice, senza il Pd, ha indicato undici maschi su dodici. Per restare nella rosa dell’Autorità portuale, su Alessandro Becce, savonese classe 1961, e su Domenica Bagalà, calabrese di Vibo Valentia classe 1967, pesa rispettivamente quel ruolo di amministratore delegato e direttore alla Cict. Ovvero la Cagliari international container terminal, Gruppo Contship Italia, che sei anni fa ha lasciato duecento famiglie sarde senza lavoro. Non proprio una medaglia.

Alessandra Carta

RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione riservata