Ambulanze e loro equipaggi in “ostaggio” degli ospedali, in Sardegna si rischia la paralisi del sistema di emergenza-urgenza: «Anche i pazienti gravi sono privi di garanzia di soccorso».  L’allarme non arriva da un sindacato, da un’associazione o da un soccorritore esasperato dalle lunghe ore di attesa nei piazzali delle strutture sanitarie di tutta l’Isola. A denunciare una diffusa e pericolosa (per la salute pubblica) situazione è l’Areus, ossia l’azienda regionale che si occupa del sistema del 118, cruciale per la sopravvivenza di molti sardi. 

Il direttore generale Simonetta Cinzia Bettelini ha scritto all’assessore regionale alla Sanità, Carlo Doria, e a tutti i manager delle aziende sanitarie. Perché la situazione è critica e sono necessari interventi immediati. 

«Il costante incremento del numero di richieste di soccorso, +35 % registrato in questi giorni di festa dovuti almeno in parte alla prevista epidemia Covid-19 e influenzale»,  scrive l'azienda, «sta determinando ripercussioni su tutta la rete regionale. Il tempo di permanenza di ambulanze ed equipaggi negli ospedali è eccessivo. Si rischia la paralisi del servizio di emergenza-urgenza pre-ospedaliero».

La conseguenza:  allungamento dei tempi di attesa alla risposta di soccorso da parte del cittadino per l'indisponibilità dei mezzi 118 bloccati per ore al Pronto Soccorso dei principali ospedali. Insomma: chi si fa male, o ha bisogno di aiuto, non ha nessuna garanzia di una risposta immediata. 

«Pur comprendendo che l'impatto attuale non è solamente sul 118, ma su tutto il sistema regionale dell'emergenza sanitaria», spiega Areus, «l'aumento del carico di lavoro per gli operatori delle centrali operative di Cagliari e Sassari e, soprattutto, dei mezzi di soccorso sul territorio regionale, non solamente nel Sud Sardegna ma anche nell'area del Sassarese, deve essere immediatamente affiancato da una più rapida presa in carico da parte degli ospedali».

Il dialogo tra centrali operative e presidi con le maggiori difficoltà c’è,  ma nelle sale comando del 118 «purtroppo si ottengono risposte non sempre risolutive». 

 Succede quindi che «anche patologie con codice di gravità maggiore e velocemente evolutive sono attualmente prive di un rapido soccorso perché i mezzi del territorio di riferimento sono trattenuti presso diversi ospedali con tempi eccessivi». Un dramma. 

Quando la situazione è particolarmente grave, le Centrali operative 118 cercano di "rafforzare" la rete con ulteriori mezzi di base ma non è mai possibile recuperare completamente il danno, anche per la difficoltà che gli enti del terzo settore hanno nel coprire ulteriori turni in ambulanza.

Areus, per voce della Bettelini,  fa appello ai direttori delle Aziende sanitarie «perché si renda più fluida la presa in carico del paziente che arriva in ospedale con il 118 (comunque meno di un terzo del totale dei cittadini che giungono in pronto soccorso) così da liberare quanto prima le ambulanze e rendere di nuovo disponibili mezzi ed equipaggi per il soccorso primario, evitando di sguarnire il territorio a Capodanno dove ci si aspetta un grande afflusso nelle città che ospitano i concerti dell'ultimo dell'anno».

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