«Ci sono voluti anni per debellare la peste suina africana dalla Sardegna. Ma tutto questo immane lavoro rischia di essere vanificato».

A lanciare l’allarme è Alberto Laddomada, ex responsabile scientifico dell’Unità di progetto per l’eradicazione della PSA nell’Isola, che mette in risalto l’altissimo rischio rappresentato dalla proposta in discussione in consiglio regionale per derogare al divieto assoluto di pascolo brado previsto dalla legge regionale 28 del 2018.

«L’attività dell’Unità di progetto – spiega Laddomada a L’UnioneSarda.it – è stata fondamentale per debellare i suini tenuti illegalmente e dunque per sconfiggere la peste suina in Sardegna e questo è un dato inequivocabile. E la stessa Unità di progetto ha agito proprio nell’obiettivo di ricondurre gli allevamenti nella legalità, eliminando i pascoli bradi, che – lo dicono i dati e l’esperienza – sono il massimo fattore di rischio per l’incubazione e la diffusione del contagio. Ora non si capisce come mai si voglia tornare indietro, solo per scopi elettorali, mettendo a repentaglio il duro lavoro di anni».

«In Sardegna – prosegue l’ex responsabile dell’Unità di Progetto, che ha lavorato anche a Bruxelles come dirigente europeo per la sanità animale - ci siamo liberati della PSA, ma in diverse regioni italiane, come Liguria e Piemonte, e in diversi territori europei, come in Germania e nei Balcani, la peste suina è presente e si fatica a risolvere il problema, nonostante gli interventi messi in campo».

«La circolazione delle carni – prosegue Laddomada – può aumentare il rischio di importazione del virus in Sardegna. Ma è chiaro che fare controlli su tutti i mezzi in arrivo nell’Isola e su tutti i loro carichi diventa impossibile. Dunque, il principale mezzo che abbiamo per diminuire i rischi è quello di impedire il pascolo brado e il contatto tra maiali e cinghiali».

Ancora, sottolinea l’esperto, «gli allevamenti autorizzati devono essere solo ed esclusivamente regolari e sotto stretto monitoraggio veterinario. Altrimenti il pericolo di una nuova epidemia tornerà ad essere altissimo, con risultati devastanti. E infatti in tanti, nel settore, sono terrorizzati dagli effetti che la deroga potrebbe avere».

«A livello internazionale – chiosa Laddomada - la nuova frontiera è puntare sulle misure della cosiddetta biosicurezza, ovvero le misure che puntano a prevenire le malattie, creando le condizioni e le regole necessarie per evitarne la diffusione. Nell’Isola, invece, sembra proprio che si voglia fare il contrario. E questo è grave e preoccupante».

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