Primo giorno di Green pass anche nell’Isola e il bilancio per bar, ristoranti e pizzerie non è dei più positivi. I clienti in linea generale si sono adeguati, preparandosi per tempo a esibire il passaporto sanitario per accomodarsi nelle sale interne (o il certificato di guarigione dal Covid-19 o un tampone eseguito nelle ultime 48 ore). Ma chiederglielo, con il corrispettivo documento d’identità per verificare la veridicità del pass, non è stato sempre semplice.

“Siamo il settore più colpito dalle misure di contenimento, ci hanno chiusi totalmente o in parte per molti mesi: ci adeguiamo, ma ci costringono a essere scortesi con i clienti – dice Rosalba Matta, 78 anni, titolare del bar-tabacchi che porta il suo cognome in piazza Repubblica, vicino al Tribunale -. Green pass per sedersi all'interno, ma non per stare in piedi al bancone: un'assurdità. Avete idea di quanti avvocati parlano a lungo con i propri clienti al bancone, senza mascherina?”.

Ettore Coccodi, titolare dei bar-ristoranti "Le plus bon" in via Giolitti, piazza Kennedy e piazza L'Unione Sarda, è lapidario: "Ci adeguiamo, per fare un bilancio di eventuali cali negli affari servirà una settimana”.

C’è da dire che nel capoluogo sardo non si sono visti i locali vuoti, come invece sostiene Confesercenti nazionale: “Per cena abbiamo il tutto esaurito, in via Sardegna e al Poetto – afferma ad esempio Alberto Melis, titolare dei ristoranti e del bistrot ‘Antica Cagliari’ e vice presidente del Consorzio dei commercianti ‘Centro storico’ – Su Facebook ci hanno accusati di essere nazisti, ma le leggi non le facciamo noi”.

Per le associazioni di categoria il Green pass “è il male minore”, sostiene Roberto Bolognese, presidente di Confesercenti Sardegna: “Ma non è per nulla chiaro. Il comune denominatore è l'incertezza e la confusione: si sarebbe potuto fare meglio se solo ci avessero ascoltato, visto che siamo stati i primi a consigliarlo. Certo è che per l'ennesima volta si scaricano oneri e responsabilità sui soliti noti, ristoratori e baristi che hanno già pagato un prezzo altissimo: chiedere di controllare gli avventori vuol dire scaricare sulla categoria un onere che non non ci compete e che pone un grosso problema di privacy: fino a che punto ci si può spingere? Un'altra contraddizione riguarda i dipendenti: chi è ancora in attesa del vaccino deve fare un tampone ogni due giorni?”.

ISOLA OSSERVATA SPECIALE – I numeri del Covid in Italia intanto sono stazionari ma la Sardegna – assieme ad altre quindici regioni – diventa un'osservata speciale. Con un'incidenza di 134,8 casi positivi per 100mila abitanti (ne bastano 50) e un tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva balzato questa settimana oltre il 10%, l'Isola ha superato due delle tre soglie d'allarme che fanno scattare la zona gialla. L'unico appiglio alla zona bianca resta dunque il numero dei letti occupati in area medica, oggi al 5% (soglia al 15%).

I ricoverati con Covid sono per il 97% non vaccinati, sottolinea Sergio Marracini, direttore sanitario del presidio ospedaliero unico di Cagliari: “Il vaccino, assieme al rispetto delle misure che tutti conosciamo, è l'unica ancora di salvezza per uscire da questa situazione. Più persone immunizzate ci sono, più arginiamo il virus”.  

(Unioneonline)

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