Addio a don Andrea Portas, poeta e prete “rivoluzionario”
È stato a lungo parroco di Armungia, ha inoltre contribuito alla nascita di diverse scuole popolariPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Era un prete operaio, che ha affrontato con orgoglio, coerenza e spirito combattivo la sua missione pastorale. Andrea Portas, radici cagliaritane, è morto all’età di 84 anni: è stato a lungo parroco di Armungia, che aveva salutato dopo 15 anni con queste parole. «Io me ne vado con il pugno chiuso».
Poeta, filosofo, legato ai valori del terzomondismo e della Teologia della Liberazione. Di ideali comunisti, come don Andrea Gallo. Non c’era contraddizione con il suo essere profondamente cristiano, dalla parte dei poveri, degli operai, degli uomini e delle donne senza diritti secondo lo spirito del Vangelo. La sua casa di Armungia, accanto alla chiesa della Beata Vergine Immacolata, era aperta a tutti. Don Andrea accoglieva l’ospite con un sorriso prima di offrire un bicchiere di vino, che arrivava dai vigneti di Lundara. Scattava subito la discussione su filosofia, poesia, letteratura, politica, fede. Restano a futura memoria i libri con le sue poesie: Notturni, Dalla parte dei vinti, Canto a due voci, Poesie per due amori (le ultime due raccolte comprendono anche i versi dell’amico trentino-triestino-mestrino Giacomo Botteri).
Insieme al suo insegnante e amico monsignor Leone Porru ha dato vita a diverse scuole popolari (ha contribuito alla nascita anche di quella di Is Mirrionis a Cagliari). Negli ultimi anni ha insegnato nella scuola popolare di Silius. Lo hanno seguito persone di tutte le età, alcune hanno raggiunto la laurea. Nei primi anni Settanta del secolo scorso è stato uno degli animatori della Comunità di Sant’Elia, voluta dal parroco don Vasco Paradisi. Una comunità civile con una forte impronta civile impegnata, in un difficile contesto sociale, contro i fenomeni di droga, alcolismo e prostituzione anche giovanile.
Nel 2009 ha partecipato alla rassegna “Cabudanne de sos poetas” a Seneghe in dialogo con la giornalista Gabriella Caramore. L’anima della rassegna Mario Cubeddu ricorda così quel momento: «La parola di Andrea è stata comunque un miracolo, come il fatto che ogni anno, da cinque anni, si riesca a riproporre il “Cabudanne” di Seneghe. Andrea Portas ha forse più la stoffa del santo che quella del poeta. Per questo non è disposto a compromessi. Quello che ha detto a Seneghe è evidentemente quello che ha voluto dire. Non ha parlato di Dio, non ha parlato della sua poesia. Ha parlato di ciò che ama e di ciò che detesta. Parlare di “odio” nelle sue parole gli fa torto. Ciò che ama sono gli esseri umani. Nella concretezza di ciò che sono, di ciò che vivono, di ciò che pensano. In particolare l’operaio, l’eroe sconfitto, la vittima del Ventesimo secolo, figura evanescente che scompare nel crepuscolo».
Don Andrea Portas, vicino alle sofferenze degli uomini e a quelle di un Continente martoriato, ha scritto questa poesia prima del viaggio apostolico di Papa Francesco in Africa nel 2015:
Cos'altro non sei
quando un uomo
fatto di lacrime
ti bacia la notte.
Allunga la mano
nella strada sorda
mano fredda già
vicina alla tomba
(...)
Resta con noi
soave Fratello
nel silenzio di chi
non sa parlarti.