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Lami: all'Ambrosiana l'attualità dell'Est Europa diventa storia
12 novembre 2025 alle 09:30
Milano, 12 nov. (askanews) - "I paesi che stavano dietro la Cortina di ferro non erano paesi dell'Est nati dall'oggi al domani, dopo la Seconda guerra mondiale. Erano parte di un tessuto di relazioni che andava da Milano a Praga, a Mosca, a Kiev, a Varsavia, a Cracovia, a Belgrado e forse la consapevolezza di questo tessuto di rapporti attraverso accademie, università ma anche commerci, viaggiatori, competenze, ecco questo senso è andato perduto. Io penso ai Maestri comacini che prestavano la loro opera per l'abbellimento di chiese e di palazzi in una vastissima area, dei quali si ritrovano le tracce ancora oggi in Polonia come in Russia. Questo è importante perché ci fa capire che veniamo da un passato e la Biblioteca Ambrosiana questo passato lo conserva, lo tramanda ed è anche in grado di tramandarlo in maniera rinnovata, adattata ai tempi e con gli strumenti attuali". A parlarci è Giulia Lami, neo accademica dell'Ambrosiana, che dalla sua fondazione all'inizio del XVII secolo rappresenta a Milano un'agorà, ovvero un luogo dedicato a promuovere l'incontro e il dialogo tra diversi popoli e culture, un crocevia tra Nord e Sud, tra Est ed Ovest. Gli Accademici all'Ambrosiana sono affermati studiosi e promettenti ricercatori, lavorano per custodire e promuovere lo straordinario patrimonio culturale dell'Istituzione attraverso convegni (Dies Academicus), pubblicazioni e scambi che mirano a costituire una comunità scientifica di livello mondiale. E in questo senso Lami che insegna Storia dell'Europa Orientale all'Università degli Studi di Milano e che tra i suoi libri annovera anche il prezioso "L'Ucraina in 100 date. Dalla Rus' di Kyiv ai nostri giorni" (Della Porta, 240 pagine), offre sicuramente un contributo di significato."Diceva Federico Borromeo che bisognava agire con penna e calamaio, per cui chi veniva qua a studiare poteva prendere appunti avvalendosi di questi strumenti. Adesso abbiamo degli strumenti digitali ben più sofisticati, ma il concetto non cambia. C'è anche il wifi e c'è soprattutto una preziosa digitalizzazione di documenti e di manoscritti che possono essere consultabili da tutti in rete, i cui originali si conservano proprio qui e quindi vi è questo doppio aspetto di mandare avanti degli studi, ma anche di conservare un patrimonio e la conoscenza di quel patrimonio che è importante", spiega Lami.Chiediamo a Lami se l'importanza di questa biblioteca è anche nel fatto che accoglieva sin dall'inizio pure le donne: "Senz'altro, la bellezza e l'importanza dell'Ambrosiana è che come biblioteca è stata subito una biblioteca aperta al pubblico agli inizi del Seicento: è stato molto importante dal punto di vista europeo e milanese, essendo aperta a tutti, purché le persone sapessero leggere. Quindi non solo aperta a dotti, a studiosi, ad ecclesiastici, ma proprio al popolo milanese e in particolare, mi preme sottolineare, alle donne che potevano venire qui a leggere e ad approfondire le proprie conoscenze dal Seicento all'Ottocento, al Novecento dove lo diamo per scontato. Ma forse nel Seicento non era così e non lo era dappertutto", ci dice.Il suo contributo come accademico, visto il peso e l'importanza dei suoi studi sull'Europa orientale, quale sarà? "Senz'altro - dichiara - il mio contributo sarà quello di continuare nei miei studi e nelle mie ricerche, per portare là dove fosse necessario una competenza specifica sui paesi di cui mi sono occupata, che sono la Russia, l'Ucraina, la Polonia, la Romania, in chiave storica, guardando proprio all'epoca moderno-contemporanea, per intrecciare quelle che sono le radici di processi che vediamo ancora in atto, per sottrarli anche solo alla dimensione dell'attualità. E far vedere in prospettiva da dove vengono certi processi e perché attualmente si configurano in un certo modo, ma anche per tenere una porta aperta sul futuro, perché questi studi devono continuare così come continua l'esistenza di questi paesi, delle loro culture, soprattutto in connessione con i loro studiosi, tenendo sempre presente che in questa Europa , come diceva Giovanni Paolo II , c'è un mondo a due polmoni: c'è un polmone a ovest ma c'è anche un potente polmone ad est e dà veramente fiato ad uno spirito europeo che dovrebbe ritrovare unità".Intervista di Cristina GiulianoMontaggio di Linda VerzaniImmagini askanews
